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Un Sistema da "ripensare"

 

 

I numeri drammatici del sovraffollamento nelle carceri

In una nota del 25 maggio scorso, il segretario generale del Sappe (uno dei più grandi sindacati di polizia penitenziaria), Donato Capece ha, tra l’altro, dichiarato: "Il numero dei detenuti oggi presenti in carcere ha raggiunto la cifra record di 67.542 a fronte di una capienza di circa 43 mila posti detentivi, mancano 6.500 agenti della Polizia Penitenziaria, gli agenti sono costretti a fare turni di 8/9 ore senza che venga loro pagato lo straordinario …”

 

Il Consiglio Superiore della Magistratura

il 27 Maggio scorso Il Consiglio Superiore della Magistratura, riunito in un plenum, ha approvato un parere al ddl preparato dal Governo per fronteggiare l’emergenza sovraffollamento nelle carceri Italiane. Il ddl del Governo prevede la detenzione domiciliare per chi deve scontare una pena residua non superiore a un anno. Nel parere il CSM afferma con decisione che non solo è necessario, ma è ormai indifferibile un ripensamento di tutto il settore del diritto penitenziario.

 

La profezia di Giovanni Paolo II

Nel Messaggio per il Giubileo nelle carceri del 2000, il Servo di Dio, Giovanni Paolo II aveva profeticamente affermato:

“La punizione detentiva è antica quanto la storia dell’uomo. In molti Paesi le carceri sono assai affollate. Ve ne sono alcune fornite di qualche comodità, ma in altre le condizioni di vita sono assai precarie, per non dire indegne dell’essere umano. I dati che sono sotto gli occhi di tutti ci dicono che questa forma punitiva in genere riesce solo in parte a far fronte al fenomeno della delinquenza. Anzi, in vari casi, i problemi che crea sembrano maggiori di quelli che tenta di risolvere. Ciò impone un ripensamento in vista di una qualche revisione …” (pag.8)

Secondo il CSM, dunque,  i nodi da scogliere sono soprattutto due.

-          Ripensare la centralità del carcere come unica risposta sanzionatoria

-          Ripensare i termini della Custodia Cautelare

 

Occorre ripensare il principio carcerocentrico

E’ mai possibile che per qualsiasi tipo di reato, la Società civile non sia riuscita ad elaborare nessuna forma di pena se non quella detentiva? Così si esprime il CSM nel parere:

“Se il carcere rappresenta l’unica risposta che l’ordinamento è in grado di offrire ai problemi della illegalità e della devianza, non può sorprendere né l’incremento progressivo della popolazione detenuta, né la constatazione dell’estrema difficoltà, per una parte della popolazione carceraria, di accesso alle misure alternative previste dall’ordinamento penitenziario”

L’avvocato Carlo Federico Grosso, già presidente della prima commissione di riforma del codice penale, suggerisce d rovesciare la prospettiva e va “fatto capire all’opinione pubblica che le pene interdittive, pecuniarie e di lavori di pubblica utilità sono un disincentivo all’illecito ben più forte del carcere. Ma serve coraggio…“

il Presidente Napolitano, a più riprese, si è espresso nella stessa linea: “E’ indispensabile una maggiore e più concreta attenzione per le vittime dei reati. E’ mia convinzione che la pena detentiva debba essere riservata a chi commette crimini …, che ledono gravemente valori e interessi preminenti e intangibili. L’esecuzione della pena deve avvenire nel rispetto della dignità del detenuto e offrendo condizioni per favorire il suo reinserimento sociale”

 

Occorre ripensare i termini della “custodia cautelare”

La maggioranza dei detenuti nelle carceri Italiane è in attesa del Giudizio definitivo o in custodia cautelare. Per la legge Italiana nessuno può essere considerato colpevole se non dopo i tre gradi di giudizio. E’ giusto che un presunto innocente debba scontare una pena detentiva? Per quanto riguarda la misura cautelare, così si esprime il parere del CSM: ” La custodia cautelare in carcere non è una pena né può essere intesa come una forma impropria di anticipazione della sanzione”. Occorre quindi Ripensare tutto il “Sistema del Diritto Penitenziario”, ma come dice l’avvocato Grosso, serve coraggio. Quale Governo formato dalla classe politica attuale avrà questo coraggio?

 

 

Don Bruno Oliviero

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