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"Lasciaci in pacs"?

 

Nel tempo di Avvento – quando tutta la cristianità si prepara a celebrare la nascita di Gesù, il Salvatore del mondo - la Chiesa ci fa meditare su alcune grandi figure profetiche.

Oggi, 10 dicembre, seconda domenica di Avvento, i “fari” sono puntati sulla figura di Giovanni Battista, il precursore del Messia, colui che doveva preparare la venuta del Signore.

Meditando su questa grande figura di profeta - descritto dal Vangelo come un uomo di preghiera, la cui dimora era il deserto; un uomo di Dio che vestiva di peli di cammello e si cibava di locuste e miele selvatico - non ho potuto non pensare a quello che è successo a Roma l’8 dicembre scorso, festa dell’Immacolata Concezione di Maria.

Il Santo Padre Benedetto XVI stava recandosi, com’è ormai tradizione per il Vescovo di Roma da 150 anni, a piazza di Spagna per l’omaggio floreale alla statua dell’Immacolata quando, qualcuno ha voluto lanciare lungo il percorso, dei volantini offensivi con su scritto: “Benedetto XVI lasciaci in pacs”, riferendosi chiaramente a tutto il dibattito attuale sulle unioni di fatto comprese quelle omosessuali.

 

La "voce" che grida nel "deserto"

La missione che Dio gli aveva dato impegnava Giovanni Battista a percorrere tutta la regione della Giudea per annunziare un battesimo di conversione dai peccati.

Infatti per poter per percepire la presenza di Dio nel suo Figlio Unigenito e “vedere” la sua salvezza è necessaria la liberazione dal peccato, la purezza del cuore! A tutti quelli che accorrevano a lui, richiamati dalla fama della sua santità, Giovanni gridava: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni  monte  e ogni colle sia abbassato;… Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. (Lc 4b-6). Tutti coloro che davvero aspettavano la salvezza che viene da Dio si facevano, umilmente, battezzare nel fiume giordano e si sforzavano di purificare il proprio cuore dal male. C’erano però tra gli ascoltatori del Profeta anche quelli che non accoglievano la Parola di Dio, non avevano nessun’intenzione di convertirsi e avrebbero voluto farlo tacere: tra questi c’era Erode Antipa, Tetrarca della Galilea.

Come tutti sanno Erode conviveva con la moglie del fratello Filippo che era vivo e vegeto. Giovanni, impavido, gli gridava: Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello Filippo: questo che stai facendo è un abominio agli occhi di Dio. Per tutta risposta il re Erode, di fatto, gli faceva capire che voleva essere lasciato “in pacs”. (cfr. Mc  6,17ss)

 

Una lunga storia

In realtà il popolo d’Israele era avvézzo a questo tipo di comportamento: chiedere a Dio di lasciarlo in pace perché potesse fare quello che voleva. Nella loro millenaria storia gli ebrei, hanno visto l’avvento di molti profeti mandati da Dio per indicare loro la via della salvezza, pochi di essi, però, sono morti di vecchiaia.

Molti di loro furono rigettatati dal popolo e subirono il martirio, perché, così si lamentò una volta Dio rivolgendosi a Ezechiele, “Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli”. (Ez 12,2ss;  Cfr. anche Ger 5,21)

 

La vera pax: fare la volontà di Dio 

Ritornando all’incontro-scontro con Erode Antipa, Giovanni Battista, nella sua qualità di portavoce della volontà di Dio, gli spiegò che non poteva “lasciarlo in pace” perché nel caso il re avesse continuato a peccare e fosse andato all’inferno, Dio avrebbe chiesto conto anche a lui del perché non l’avesse avvertito.

 

Il mondo ha bisogno di purezza 

Nel Vangelo, Gesù racconta la parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33ss) i quali ribellandosi  al Padrone della Vigna, si rendono colpevoli dell’uccisione di tutti i servi da Lui mandati. A questo punto il Padrone che voleva “a qualsiasi costo” salvare i vignaioli (simbolo di tutta l’umanità), decide di mandare il Figlio dicendo: “Avranno rispetto di mio Figlio”. Invece… “…quei vignaioli visto il figlio, dissero tre sé: Costui è l’erede;  venite,  uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’ uccisero…”. (Mt 21,38-39) 

Con questa parabola il Signore preannuncia il suo futuro: difatti i suoi nemici erano convinti che l’unico modo per essere “lasciati in pace” era uccidere Gesù,  ma si sbagliavano di grosso!

Dopo tre giorni, e a cominciare da quella Domenica di Pasqua, il Risorto più vivo e più forte di prima, Vincitore del peccato e della morte proprio per la sua obbedienza a Padre, ha continuato nei secoli attraverso la sua Chiesa e in particolare attraverso la voce del suo Vicario in Terra, a “togliere quella falsa pace” nella quale, spesso, si adagia l’umanità e continua a gridare: Convertitevi e credete al Vangelo! 

-         Come può Dio lasciare in pace i suoi figli, quando essi, allontanandosi da Lui, vivono nel male?

-         Come può Dio lasciare in pace i suoi figli, quando essi, allontanandosi da Lui, si distruggono gli uni gli altri?

-         Come può Dio lasciare in pace i suoi figli, quando essi, allontanandosi da Lui, sovvertono l’ordine della creazione creando quegli squilibri che sono sotto gli occhi di tutti?

E’ vero che Dio ha creato l’uomo libero di fare quello che vuole, - salvo poi per ognuno, alla fine della vita, raccogliere quello che avrà seminato, ma certamente non si può pretendere da questo “Padre”, e che “Padre”, che rimanga in silenzio mentre la vita dei suoi figli è in pericolo.

 

Padre di misericordia e di bontà “non lasciare mai in pace” i tuoi figli, specialmente quelli più lontani dal tuo amore. Incalzali con la forza della tua parola che, nello stesso tempo, ferisce e risana. Non permettere che le forze del male rovinino gli esseri umani da te voluti, amati e invitati a partecipare alla festa eterna nel tuo Regno.

Così sia! 

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Don Bruno Oliviero