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Incontrare il Risorto nel mondo digitale?

Una semplice riflessione per invitare a riflettere

 

 

Il Messaggio Cristiano prima di essere un messaggio è un'esperienza di vita che si fa messaggio!

Il Santo Padre Benedetto XVI, nella sua Enciclica, Deus Caritas est, proprio all’inizio del n° 1, citando il passo di S. Giovanni “Noi abbiamo riconosciuto all’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto”, afferma:

“ All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” .

 In questo senso possiamo tranquillamente affermare, tutte le correnti teologiche concordano su questo dato, che il messaggio cristiano prima di essere un messaggio è un’esperienza di vita che si fa messaggio. L’annuncio che la Chiesa fa, nella sua opera di Evangelizzazione, dunque, è innanzitutto l’invito a fare un’esperienza: L’incontro con il Risorto nello Spirito! Tutto quello che la Chiesa è e fa è segno sacramentale della presenza di Cristo Risorto. Il Risorto vive nella sua Chiesa e, attraverso di essa, va incontro all’umanità perché “creda all’amore di Dio”!

E’ chiaro, come abbiamo già affermato, che l’azione evangelizzatrice della Chiesa è accompagnata e vivificata dalla presenza dello Spirito Santo, lo Spirito di Cristo!

 

L'evangelizzazione nell'era digitale

Sono tutti concordi che nell’ambito delle Comunicazioni sta avvenendo una vera rivoluzione. Così si esprime Benedetto XVI nel discorso tenuto, in occasione della Plenaria del Dicastero per le comunicazioni Sociali, lo scorso 26 Ottobre 2009 (la Plenaria si è svolta dal 26 al 29 Ottobre) :

“In questi giorni vi soffermate a riflettere sulle nuove tecnologie della comunicazione.  Anche un osservatore poco attento può facilmente costatare che nel nostro tempo, grazie proprio alle più moderne tecnologie, è in atto una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle comunicazioni sociali, di cui la Chiesa va prendendo sempre più responsabile consapevolezza.”.

Già il santo Padre Paolo VI, nel Messaggio del 1971 per la giornata della Comunicazioni sociali Communio et Progressio, affermava:

“.....  Cristo ha comandato agli apostoli e ai loro successori di ammaestrare "tutti i popoli" di essere "luce del mondo" di proclamare il Vangelo senza confini di tempo e di luogo. Come Cristo stesso, nella sua vita terrena, ci ha dato la dimostrazione di essere il perfetto "Comunicatore", e come gli apostoli hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, così anche oggi l'azione pastorale richiede che si sappiano utilizzare le possibilità e gli strumenti più recenti. .....” [Communio et progressio, 126]

Ed è ancora Benedetto XVI che nel succitato messaggio così continua:

“Il Servo di Dio Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio (1990) ricordava che "l’impegno nei mass media, non ha solo lo scopo di moltiplicare l’annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso".

Ed aggiungeva: "Non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa ‘nuova cultura’ creata dalla comunicazione moderna" (n. 37.c).

A questo punto Benedetto XVI fa un’affermazione di straordinaria importanza:

In effetti, la cultura moderna scaturisce, ancor prima che dai contenuti, dal dato stesso dell’esistenza di nuovi modi di comunicare che utilizzano linguaggi nuovi, si servono di nuove tecniche e creano nuovi atteggiamenti psicologici. Tutto questo costituisce una sfida per la Chiesa chiamata ad annunciare il Vangelo agli uomini del terzo millennio mantenendone inalterato il contenuto, ma rendendolo comprensibile grazie anche a strumenti e modalità consoni alla mentalità e alle culture di oggi.”

Insomma la Chiesa invita a non avere paura delle nuove tecnologie, ma anzi a conoscerle e a usarle per annunciare il Vangelo eterno della salvezza per mezzo di Cristo!

Vorrei,  in quest’ ottica,  esplorare un percorso che si sta schiudendo in questi anni: l’uso delle nuove tecnologie per persuadere, per convincere ( non per manipolare ) le persone a cambiare atteggiamenti e modi di vivere.  Questo non è estraneo all’evangelizzazione perché, come abbiamo detto in principio citando il santo Padre Benedetto XVI :

“ All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” .  Dare alla vita un nuovo orizzonte implica un “cambio”,  una conversione degli atteggiamenti e dei comportamenti.

 

La Captologia

La Captologia è una recente branchia d’indagine sul rapporto uomo-computer, in particolare, secondo la definizione data dal suo fondatore, il dott. B.J.Fogg, la captologia è: “lo studio dei computer come tecnologia persuasiva”. Nel suo libro : Tecnologia della persuasione, Apogeo, 2005, Il dott. Fogg così definisce la tecnologia persuasiva:

“ Definisco tecnologia della persuasione o tecnologia persuasiva qualsiasi sistema informatico interattivo progettato per modificare gli atteggiamenti o i comportamenti delle persone”.

Vorrei soffermarmi in modo particolare su quello che il dott. Fogg dice al cap. 4 del suo libro, quando parla dei computer come media persuasivi. Il concetto fondamentale che lì si esprime é che:

“quando si tratta di cambiare atteggiamenti e comportamenti, l’esperienza diretta fa la differenza”

A questo punto il dott. Fogg riporta degli esempi che vanno dalle aziende di internet e telefonia mobile che offrono abbonamenti gratis a scadenza,  fino ai programmi statali USA che mandano gli adolescenti a rischio nelle strutture correzionali perché capiscano cosa significa essere arrestati e finire in carcere.

L’obiettivo è far fare un’esperienza d’impatto che possa convincere le persone a cambiare atteggiamenti e comportamenti.

“Quando i computer, afferma il dott. Fogg, vengono usati come mezzi di comunicazione persuasivi, in modo particolare attraverso la simulazione, possono avere un impatto incisivo nel cambiare atteggiamenti e comportamenti nel mondo reale … Le simulazioni possono essere molto semplici, come i videogiochi delle corse automobilistiche su palmare. Ma anche molto complesse come la realtà virtuale. Spesso le persone reagiscono alle esperienze virtuali come se fossero esperienze vere. Ed è proprio in virtù di questo meccanismo che si può innescare la dinamica dell’influenza con la quale operare.” 

Dopodichè il dott. Fogg riporta vari esempi di uso dei computer come mezzi di comunicazione persuasivi molto interessanti, non mancando di mettere in guardia contro i rischi di manipolazione che si possono correre. A coloro che sono interessati all’argomento rimando al sito ufficiale della Captologia:  http://captology.stanford.edu/

 

Videogame educativi

Il Prof. Ian Bagost, professore e ricercatore di videogames al Georgia Institute of technology afferma:

“Oggi stiamo lavorando su giochi che aiutino i ragazzi a capire le interrelazioni tra sistemi, ad assumere ruoli sempre diversi in realtà da loro manipolabili , e a mettersi davvero nei panni degli altri” (Vedi: http://www.bogost.com/about/about_me.shtml )

Qual’ è il vantaggio che i videogames hanno nell’educazione rispetto ai libri, films, o alle più tradizionali lezioni in classe?

Così risponde Suzanne Seggerman, ex giornalista del programma televisivo “frontline” e fondatrice di Games for Change, ( vedi: http://www.gamesforchange.org/play ):

“Possono comunicare quello che comunicano i film, ma in un modo più approfondito perché permettono di vivere l’esperienza in prima persona”.

Il Prof James Paul Gee, dell’Università del Wisconsin, esperto del rapporto tra apprendimento e videogiochi afferma che:

“il modo naturale di apprendimento per l’uomo è facendo, non ripetendo nozioni apprese in astratto”

L’Istituzione scuola sta cominciando a prendere atto di questa rivoluzione e molte scuole stanno cominciando a far uso di videogames educativi nei loro programmi scolastici, ma esiste una scuola a New York che ha fondato l’intero programma sulla struttura logica dei videogame: A Quest to Learn. ( Vedi http://www.instituteofplay.com/node/103 and http://q2l.org/ ).

IL motto sembra essere imparare giocando! In un videogame del dominio “Essere, spazio e luogo” (Being, Space and Place),  gli educandi sono invitati ad assumere il ruolo di antichi Spartani che cercano di gestire la crisi con gli Ateniesi esplorando le varie possibilità che hanno: guerra, diplomazia o neutralità. In questa esplorazione essi "sperimentano", in prima persona, i differenti esiti a seconda delle soluzioni per le quali optano. Alla fine del corso gli studenti si ritrovano ad aver assimilato, "giocando", nozioni di storia, di geografia ed educazione civica.

( Vedi: http://q2l.kattare.com/kits/curriculum/Spartan_PI.pdf )

 

Incontrare il Risorto nel mondo digitale

La Chiesa è chiamata, secondo il dettato di Benedetto XVI, a evangelizzare il Continente digitale incarnando il Vangelo nella nuova cultura digitale, e allora:

-          Perché non pensare di creare la possibilità, specialmente per le nuove generazioni, i cosiddetti “digital native" (d.n.), di un annuncio fatto “su misura” per essi?

-          Perché non andare oltre (non eliminare) il vecchio annuncio fatto di incontri di catechesi basati su letture, audiovisivi e film per dare spazio ai nuovi media?

-          Che cosa impedisce alla Chiesa di fare uso della tecnologia interattiva dei Videogame per, ad esempio, permettere ai d.n. l’incontro con i grandi Testimoni della fede? Far viaggiare i ragazzi nel tempo e nello spazio e permettere loro di incontrare Abramo, facendo loro sperimentare, “in qualche modo”,  il “rischio” della fede?

-          E che dire della grande epopea dell’Esodo? In un tempo (culturalmente parlando) che si dichiara apertamente “nomade”, perché non far rivivere ai ragazzi l’incertezza, l’angoscia, la precarietà che hanno vissuto le tribù d’Israele, dall’uscita dall’Egitto fino all’entrata nella terra promessa? In questo modo non sarebbe più facile per essi “percepire” che per sopravvivere nel deserto e arrivare alla terra promessa e, quindi,  alla vera libertà,  (perché - se lo mettano bene in testa i fautori del girovagare nel deserto all’infinito senza una meta - è una grande menzogna credere che la vita non abbia un senso, un traguardo da raggiungere.)  non basta la solidarietà della tribù, ma c’è bisogno della presenza del Dio dei padri?

-          E ancora:  la Resurrezione di Gesù, definita dal santo Padre Benedetto XVI la “più grande mutazione mai accaduta, il salto decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova,..”…: perché non ricreare l’ambiente del tempo di Gesù e permettere ai d.n. di “sperimentare”, nel mondo digitale, l’incontro con il Leader incontrastato della Storia umana, l’Unico che ha sconfitto la morte?

-          Perché non dare ai d.n. la possibilità di esplorare le conseguenze dei vari modi di relazionarsi con Il Cristo, nel mondo digitale, fino a scoprire, con la luce dello Spirito Santo, che la risposta vincente alla sfida della “vita reale” consiste nell’accettazione incondizionata della sua leadership?

 

Don Bruno Oliviero

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