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Responsabile decanale 

della Pastorale della terza età

 

Nell' incontro del presbiterio dell'XI decanato di inizio anno pastorale il Decano Don Antonio Di Franco, mi ha proposto come responsabile decanale della pastorale della terza età. E' un impegno questo che non pregiudicherà in nessun modo il mio impegno principale come cappellano nel Carcere di Poggioreale.

La terza età può e deve dare il suo specifico contributo alla società   

In questo momento storico, in cui da una parte l'allungamento della vita umana dovuta al progresso della medicina e d'altra parte la diminuizione delle nascite che ha portato alla crescita zero, la terza età sta diventando sempre di più argomento di studio di approfondimento e di preoccupazione da parte della Società. 

Il documento dell’ONU è l’anno internazionale dell’anziano del 1999 si pongono questi interrogativi e queste preoccupazioni per la qualità di vita delle persone  anziane. La Chiesa, che apprezza ogni sforzo per creare una solidarietà operativa, ha collaborato all’anno internazionale dell’anziano, richiamando l’attenzione dei governi sulla dignità dell’uomo anziano nella convinzione che l’anziano può ancora dare il suo contributo alla vita della società.

Vorrei portare, come mio contributo, una riflessione sulla vecchiaia alla luce della Parola di Dio.

 

Il segreto della giovinezza

Possedere il “segreto” della giovinezza eterna credo sia stato il sogno d’ogni uomo, d’ogni donna che abbia vissuto su questa terra. Essere giovane significa essere “vivi”. Essere vecchio significa essere “come già morti”. Gesù venendo in questo mondo ci ha rivelato qualcosa d’incredibile …In realtà la vecchiaia, come la giovinezza, non è un problema d’anni.

 

Una nuova concezione del tempo

  Non sono gli anni che ci fanno vecchi…la vecchiaia, come la giovinezza, è un problema di “atteggiamenti profondi”, di “modo di essere”, di “tipo di rapporto” che s’instaura con la vita, di “genere di relazione” che si ha con l’universo che ci circonda etc…Un giovane che sia chiuso al futuro, e viva ripiegato su se stesso, è vecchio. D’altro canto un vecchio che sia dinamicamente impegnato nella trasformazione del mondo in senso più umano. Più giusto, è giovane. In realtà Gesù ci ha fatto comprendere che ciò che c’invecchia non sono gli anni, ma il peccato…

Tra i tanti danni causati dal peccato, la “vecchiaia” è forse quello sul quale meno s’insiste, ma non è certamente il più insignificante. A questo proposito, l’affermazione di fede cristiana che ogni uomo nasce col peccato originale equivale ad affermare che ogni bambino nasce…vecchio! Il “vecchio” bambino, diventa “giovane” nella misura in cui con l’aiuto dello Spirito Santo fa “morire” le opere del peccato, nella misura in cui con l’aiuto dello Spirito di Dio purifica il suo “cuore” (=spirito, dimensione profonda, spirituale dell’uomo) da ogni male.

 

La giovinezza dello spirito

  L’operazione di far morire le opere della “carne” che producono “vecchiaia” è un’operazione che dura tutta la vita…per cui paradossalmente mentre “esteriormente” il cristiano invecchia, “interiormente” diventa sempre più giovane…Che mistero ineffabile questo, così espresso da S. Paolo: “…ma anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova (ringiovanisce) di giorno in giorno” (2 Cor. 4,16 cfr. anche Col. 3,5-16; Ef. 4,17-5,20).

La morte stessa, nella luce che ci viene da Gesù non fa che “fissare” la giovinezza raggiunta con la nostra risposta all’amore di Dio che ci libera dal male.

Gesù, dunque, ha sconfitto la “vecchiaia” e la morte. Davvero egli può dire: chi segue me non invecchierà in eterno!  

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Don bruno Oliviero