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Le Prigioni del terzo millennio: una sfida per la Chiesa, per lo Stato e per la Società 

XI Congresso Internazionale del ICCPPC - Irlanda 5-12 Settembre 2003

 

Il Complesso monumentale del Maynooth Campus in Kildare Irlanda a 20 minuti da Dublino ha visto lo svolgersi dell’undicesimo Congresso Internazionale dell’ICCPPC

(International Commission of Catholic Prison Pastoral Care = Commissione Cattolica Internazionale per la Pastorale Penitenziaria). Era presente al Congresso come delegato membro per L’Italia, Mons. Giorgio Caniato, Ispettore Generale dei Cappellani, accompagnato dal Cappellano del Carcere di Poggioreale di Napoli il Rev. Don Bruno Oliviero.

 

Una settimana indimenticabile   

Nella sua omelia nella S. Messa d’apertura del Convegno, celebrata nella bella Chiesa parrocchiale del piccolo paese di Maynooth, il Vescovo Inglese Mgr. Brian Terence, che presiedeva la Celebrazione ha affermato: “ Veniamo da 54 paesi dei cinque Continenti eppure due cose ci uniscono: abbiamo la stessa missione: la cura pastorale dei detenuti e siamo “Uno” in Cristo.

E davvero eravamo come una sola famiglia anche se per molti di noi era la prima volta che partecipavamo ad un evento del genere ed era la prima volta che incontravamo tante persone che lavorano nei rispettivi paesi a favore della pastorale penitenziaria.

L’Irlanda ha accolto l’assemblea dei delegati con le parole del Presidente, la Signora Mary Mc Aleese: “E’ con vero piacere che invio i più calorosi saluti ai delegati che stanno partecipando all’undicesima Conferenza Internazionale dell’ICCPPC…”

  Nelle parole del Primate Cardinale d’Irlanda, Arcivescovo Sean Brady : “Come Presidente della Conferenza Episcopale Irlandese sono veramente contento di dire: Céad Mile Fàilte (Centomila benvenuto) a tutti e ciascuno dei delegati.”

Il Cardinale di Dublino Desmond Connel nella S. Messa solenne da lui presieduta Domenica 7 settembre ha affermato: “Fratelli e Sorelle, è un grande onore condividere la Parola di Dio con voi oggi. Convocati per l’undicesima Conferenza Internazionale dell’ICCPPC, le letture d’oggi parlano davvero dell’essenza della vostra missione.”

 

La povertà alla radice dell'imprigionamento   

La settimana si è svolta al ritmo delle profonde e ispiranti relazioni tenute rispettivamente dall’Arcivescovo Peter K. Sarpong dell’arcidiocesi di Kumasi - Ghana – Domenica 7 settembre

L’Arcivescovo è membro del Dicastero vaticano “Giustizia e Pace”

Nel suo Intervento, L’arcivescovo, ha rilevato che in Africa la povertà è la prima causa dei crimini e quindi dell’incarcerazione. Dalla povertà derivano malattie e fame. Così nel terzo millennio sono molte le sfide che attendono la Chiesa. Che cosa possiamo fare, in quanto Chiesa, per combattere la povertà?

 

Ero in carcere e siete venuti a visitarmi   

Il padre gesuita Johannes Beutler, (dal 1998 al 2000 Vice rettore alla Pontificia Università Gregoriana, e professore di Esegesi biblica del Nuovo testamento al Pontificio Istituto Biblico) che doveva tenere la relazione aveva avuto un incidente perciò la sua relazione è stata tenuta da una sua allieva lunedì 8 settembre

Nella sua relazione il Professor Beutler partendo da Mt 25, 36 :” Ero in carcere e siete venuti a visitarmi” parte dalla metafora del “fuori” ( le persone che stanno fuori dal carcere) e del “dentro” (I detenuti in carcere) e si domanda “Dove è Dio?” e seguendo la Sacra Scrittura conclude che Dio non è come molti potrebbero pensare “fuori” ma è precisamente “dentro” il carcere.

E sempre seguendo la S. Scrittura dimostra come a volte molti che stanno “dentro” dovrebbero stare “fuori” e molti che stanno “fuori” dovrebbero stare “dentro”.

 

Il segreto della "prima pietra"   

E’ stata poi la volta del Prof. Ulrich Hemel, martedì 9 settembre.

Laureato in teologia, Filosofia, Economia e Scienze sociali in Mainz e Roma. Ha svolto la sua relazione dal titolo : “ Il segreto della prima pietra”

Il Prof. Ulrich si è soffermato sull’ipotesi che il crimine possa essere definito come “disturbo dell’ordine pubblico” sempre nel contesto spazio temporale di una particolare cultura in un certo momento della storia. Questa ipotesi, ha continuato il Prof. Ulrich, è abbastanza interessante perché – parlando in senso stretto – è indipendente da qualsiasi standard etico o religioso che sia ma, allo stesso tempo, è empiricamente e strutturalmente connesso a quelle regole etiche o religiose in vigore nel contesto culturale e politico di una data società.

 

I detenuti sono nemici o cittadini? La responsabilità dello Stato   

Sempre martedì c’è stata un’altra conferenza tenuta dalla Baronessa Vivien Stern, (Ricercatrice al Centro Internazionale di Studi sulle Prigioni e membro autorevole della Commissione per la riforma Internazionale della Pena)

Nella sua relazione la Baronessa porta l’esempio di molte prigioni dove il detenuto è visto come “nemico” da isolare e rendere innocuo non importa a quale prezzo.

La responsabilità dello Stato, secondo la Baronessa, è di vitale importanza per la diffusione della cultura e della vera civiltà che vede nel detenuto non il nemico da combattere ed eliminare ma la parte malata della società di cui aver cura e riabilitare.

 

Responsabilità, Riabilitazione, e Riparazione  

Infine Giovedì 11 settembre Suor Suzanne Jabro (è stata “cappellano” per 30 anni. Attualmente è Presidente di una N.G.O. “Donne e Giustizia Criminale”) ha parlato del documento dei vescovi del nord America : “Responsabilità, Riabilitazione, e Riparazione”

Nella sua relazione Suor Suzanne ha fatto notare che nonostante il documento dei vescovi sia in definitiva un buon documento gli manca qualcosa che lo avrebbe potuto rendere un “grande” documento.

·        In questo documento i Vescovi Americani condannano inequivocabilmente la pena di morte, le prigioni di massima sicurezza e l’abuso del confinamento solitario.

·        Promuovono il rispetto sia per l’autore sia per la vittima del reato.

·        Denunciano la presenza di oltre 20.000 immigranti nelle carceri americane.

·        Riaffermano la differenza tra la giustizia giovanile e quella per gli adulti.

·        Promuovono circuiti alternativi come programmi per tossico-dipendenti, programmi di mediazione penale, e di giustizia riparativi.

  In definitiva il documento ha una impostazione  “Pastorale” ma, non è profetico!

  Citando Padre Jim Consedine : “I vescovi hanno mancato una tremenda possibilità di condannare inequivocabilmente l’uso dell’imprigionamento come un’arma contro i poveri e l’ossessione della cultura Americana con il fallimento della filosofia della punizione. Tutti i numeri e i fatti nel documento erano lì a provarlo, ma i vescovi hanno fallito di fare la connessione e di riconoscere il “peccato” delle strutture ingiuste”.

 

  Il nuovo Statuto   

Compito dei membri delegati al Convegno era anche l’approvazione del nuovo Statuto e  l’elezione del nuovo Consiglio della Commissione,: Presidente, Vice Presidente e delegati dei cinque Continenti.

Il Presidente uscente Mons. Joseph Branson ha tenuto il discorso di commiato applauditissimo per l’eccellente lavoro svolto durante la sua presidenza. Nel corso del suo discorso ha anche ringraziato il delegato Italiano Mons. Caniato (Ispettore Generale dei Cappellani d’Italia) per il prezioso lavoro compiuto in occasione del Giubileo dell’anno 2000. Lo stesso mons. Caniato ha presentato il catalogo delle cartoline mandate dai detenuti da 10 paesi del mondo al S. Padre e pubblicato in occasione del Giubileo. L’intenzione è di farne omaggio a tutti i membri delegati. 

 

Il nuovo consiglio della Commissione   

Il Nuovo presidente eletto è l’austriaco Prof. Christian Kung; il Vice presidente, è L’Irlandese Padre Fergal Mc Donagh; Il delegato per l’Asia è il Filippino De los Santos Rodolfo; per l’Africa è la Camerunese Suora Jacky Atabong ; per il Nord America è il padre Robert Schulze; per l’Europa è il Diacono Tedesco Heinz-Peter Echtermeyer; per l’America latina è il Brasiliano De Silva Ademir.

La settimana si è conclusa con un ricevimento tenuto nel Municipio di Dublino dal Sindaco che ha salutato tutti i partecipanti al Convegno.

 

Un' umanità "frantumata" 

  Nella Messa di chiusura Giovedì 11 Il nuovo vice Presidente Padre Fergal Mc Donagh cui era stato affidato il compito di fare l’omelia ha ricordato un episodio significativo e in qualche modo simbolico del lavoro svolto dai Cappellani Cattolici nel mondo. Ha ricordato come in occasione della sua Ordinazione sacerdotale una classe di bambini cui faceva il catechismo gli avesse regalato un bellissimo calice di legno.

Durante le prove la sera precedente il ragazzo che portava il calice era caduto e il calice si era frantumato in circa 60 pezzi. Il ragazzo dispiaciuto per quel che era successo era mortificato, ma Padre Fergal gli aveva detto : “Non temere, adesso ti faccio vedere come possiamo fare” . Senza scoraggiarsi aveva preso della colla e pezzo dopo pezzo quel calice era stato riparato. Quel calice era lì sull’altare ed effettivamente sembrava integro come se niente fosse successo.

La conclusione di Padre Fergal è stata: La missione che compiamo noi è questa. Dio ci ha incaricati di aiutarlo a ricomporre questa umanità che si trova nelle carceri e che a volte e simile a quel calice frantumato in tanti pezzi. Occorre riparare, ristorare i nostri fratelli detenuti frantumati dal peccato e dall’indifferenza della società che pure, in parte, ha contribuito in qualche modo perché si producesse quella “frantumazione”.

 

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Don Bruno Oliviero