DICHIARAZIONE CONCLUSIVA ROMA 2007

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Noi, membri della Commissione Internazionale Cattolica Penitenziaria di tutto il mondo, Vescovi, sacerdoti, sorelle religiose, fratelli e legali provenienti da 56 paesi, inviati dalle corrispettive Conferenze Episcopali, abbiamo partecipato al XII Congresso Mondiale della ICCPPC secondo il tema “Scopri il volto di Cristo in ogni detenuto”, tenutosi a Casa Lasalle a Roma dal 5 al 12 Settembre 2007. Ci siamo impegnati nel rendere nostre le parole della Lettera agli Ebrei: “ Ricordatevi dei prigionieri, come se voi stessi foste imprigionati con loro”( Eb. 13,3).

 

Abbiamo preso come riferimento il contenuto del messaggio di Papa Giovanni Paolo II durante il Giubileo nelle carceri “Gesù è un compagno di viaggio paziente, che sa rispettare i tempi e i ritmi del cuore umano”( Messaggio Giubilare, 9 Giugno 2000) e i successivi contributi dell’attuale ministero di papa Benedetto XVI, durante l’udienza privata con il Santo Padre, ci ha ricordato che  noi siamo chiamati ad essere messaggeri della compassione infinita di Dio e del Suo perdono.

Noi proclamiamo che il ministero nelle prigioni é una parte essenziale del ministero del  pastorale della Chiesa fin dai suoi esordi.

 

Noi siamo consapevoli del fatto che visitare e liberare i prigionieri ( Mt 25,36; Lc 4,48) é un’espressione dell’amore di Dio e una chiara manifestazione della sua stessa essenza ( Deus Caritas est 25), quindi dichiariamo:

 

1. Che: “ l’essere umano è il cammino della Chiesa”( Redemptor Hominis 14, Centesimus Annus 53) e il suo volto dolente evoca lo stesso volto di Cristo. La sua dignità inalienabile e i diritti fondamentali che ne sono implicati scaturiscono dall’essere “ immagine e somiglianza” ( Cfr. Gen 1,26) del suo divino Creatore. La privazione della libertà, quale che sia la ragione, non può in nessun modo oscurare questa immagine;

 

2. Che in molti paesi i diritti umani non vengono garantiti, la libertà religiosa non viene assicurata, e non viene permesso alla Chiesa di provvedere alle necessità spirituali e materiali dei prigionieri. In troppe prigioni di tutto il pianeta continuano ad essere frequenti affollamento, disattenzione, e i bisogni primari dei prigionieri non vengono soddisfatti. In molte legislazioni tuttavia esistono la pena di morte, l’ ergastolo e forme di esecuzione penitenziaria incompatibili con il diritto e la perfettibilità umana. Queste manifestazioni inumane di crudeltà istituzionale devono essere corrette abolendo la pena di morte e la tortura e applicando rigorosamente le  Norme Minime delle Nazioni Unite nell’ambito della prevenzione del crimine e in quello del sistema di giustizia criminale;

 

3. Che l’attuale sistema di giustizia criminale in molti paesi non risponde ai bisogni  dei bambini e dei gruppi piú vulnerabili:  gli infermi mentali, i tossicodipendenti, gli stranieri e gli anziani. Chiediamo che vengano sviluppati programmi, leggi e sistemi per provvedere alle necessitá di questi gruppi;

 

4. Che a volte il Diritto Penale e del Diritto di Foresteria sono fonti di abuso. Sosteniamo con le parole di Giovanni Paolo II che “ il mondo non ha bisogno di muri, ma di ponti”( 16 Novembre 2003). Chiediamo e lavoriamo per una giustizia che ripari e protegga, una giustizia che responsabilizzi i trangressori per quello che hanno fatto, una giustizia che provveda alla compensazione delle vittime e di coloro che sono dimenticati dall’attuale sistema giudiziario, Una giustizia che coinvolga la comunitá nel processo di riabilitazione, attraverso la reintegrazione della vittima e dell’offensore nella comunitá;

 

 

5. Che riconosciamo e siamo grati per il rimarcabile lavoro di ministri della pastorale penitenziaria in molti paesi che, nonostante le limitazioni e gli innumerevoli problemi, sono capaci di lavorare per una giustizia autentica, per la libertá, la pietá, la riconciliazione ed la speranza, rendendo l’amore di Dio visibile. Tutti loro offrono supporto spirituale, nutrono la fede dei prigionieri nel Vangelo e nei sacramenti della chiesa, rispondendo ai loro bisogni materiali e provvedendo all’assistenza legale per la salvaguardia dei loro diritti fondamentali mentre trasformano il “tempo in prigione come tempo di Dio”;

 

6. Che potremmo provvedere meglio ai bisogni dei prigionieri se fossimo formalmente integrati nella struttura canonica della Chiesa.

 

7. Che siamo coscienti di quanto ci sia ancora da fare....”e la nostra coscienza non puó rimanere quieta”( Sacramentum Caritatis, 5b);

 

Confidando nella bontá dell’Amore di Dio, che é capace di “ rendere nuove tutte le cose”  (Apoc 21,5). Affidiamo a Lui i nostri fratelli e sorelle in prigione, cosí come tutte le loro famiglie, sapendo che la sua pazienza infinita ci accompagna e che Lui ci chiede pressantemente di scoprire il volto di Cristo in ogni prigioniero.

 

Con l’aiuto di Dio, consacriamo a lui i nostri sforzi per il conseguimento di questi fini.

 

Roma, 11 Settembre 2007.