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Adotta un detenuto!

 

 

E’ questo il principale obiettivo che si prefigge il movimento unito detenuti ed ex detenuti, UOMO NUOVO, sorto il 10 Giugno del 2009 a Napoli con la benedizione del Card. Arcivescovo Crescenzio Sepe. Il suo Presidente è Don Franco Esposito, uno dei Cappellani del Carcere di Poggioreale, nonché Direttore del Centro di Pastorale Carceraria.  Il Movimento è stato presentato pubblicamente, durante il corso di una Conferenza Stampa il 26 Settembre 2009, nella sede del Centro di Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli situata nella Chiesa monumentale di S. Sofia. (vedi il blog su facebook: http://www.facebook.com/pages/Naples-Italy/Movimento-Unito-detenuti-ed-ex-detenuti-UOMO-NUOVO/102312427650

 

Non abbiamo bisogno di nuove carceri, ma di una rinnovata Solidarietà!

La Proposta-Segno dell’adozione di un detenuto è rivolta a tutte le parrocchie dell’arcidiocesi di Napoli. Una Proposta-Segno indirizzata anche a tutta la Chiesa Italiana e alle  Istituzioni per lanciare un messaggio ben preciso: Non abbiamo bisogno di nuove carceri, ma di una rinnovata Solidarietà!  Ricordo che nei primi anni in cui svolgevo il ministero come Cappellano del Carcere di Poggioreale, partecipai a un Convegno (credo fosse all’inizio del 2001), durante il quale, un altro Cappellano del Carcere di  Poggioreale,   il Salesiano, padre Tullio Mengon,  si diresse all’assemblea dei convenuti in un modo molto forte. Quello che disse fu una manifestazione del suo dolore nel vedere la comunità cristiana quasi impassibile di fronte alle sofferenze dei fratelli detenuti: “Se ogni parrocchia si prendesse cura di un detenuto….” Un annuncio profetico! (vedi: http://www.solidarity-mission.it/è_arrivato_il_cappellano_tecnologico.htm

Ci sono voluti 10 anni, ma soprattutto la lungimiranza e la straordinaria capacità di amare di un Cardinale come S.E. Crescenzio Sepe, perché questo annuncio cominciasse a diventare realtà.

 

I Dati del Sappe

Il 18 Ottobre sono stati diffusi, dal sindacato della polizia penitenziaria (Sappe) i dati allarmanti riguardanti il sovraffollamento nelle carceri Italiane:

-          A fronte di una capienza regolamentare di 37.742 unità, secondo le affermazioni fatte dal Guardiasigilli, On. Angelino Alfano,  nelle carceri  ci sono attualmete 65.000 detenuti.

-          24.000 sono cittadini stranieri (il 37%)

-          4.333 i detenuti stranieri dell’area europea

-          19.666 i detenuti stranieri extracomunitari. Di questi 18.827 sono uomini e 839 sono donne

-          La presenza più massiccia di detenuti stranieri e nel nord

-          Nella casa Circondariale di Padova sono l’83%

-          Al Don Soria di Alessandria  sono il 72%, come a Brescia

-          All’  Is Arena Aerbus in Sardegna sono il 73%

-          In ogni caso nelle Carceri del nord la presenza dei detenuti stranieri si aggira tra il 60 e 70%

(Vedi : http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_18/carceri-italia-boom-stranieri_9ec12a62-bbdb-11de-b0a3-00144f02aabc.shtml)

In Italia, insomma, un detenuto su tre è straniero. Donato Capece, rappresentante del Sindacato, chiede al Governo Berlusconi di far entrare in vigore immediatamente la norma che prevede l’applicazione della misura alternativa(!?) dell’espulsione  per i detenuti stranieri, i quali debbano scontare una pena, anche residua , inferiore ai due anni.

 

L’Espulsione è una Pena Alternativa?

Pur condividendo le preoccupazioni espresse dal sindacato di Polizia Penitenziaria, che si trova a dover affrontare in prima persona questa emergenza, non ci sentiamo di condividerne la soluzione. Non ci sembra una soluzione espellere dei nostri fratelli che pur avendo commesso un reato hanno, come tutti gli esseri umani,  il diritto a una seconda chance. Per i detenuti stranieri il problema principale è che, non avendo un alloggio in Italia, non possono usufruire dei benefici della Legge Gozzini. Ricordo l’intervento della Dott.ssa Marta Costantino, direttrice del carcere di Saluzzo in occasione di un Convegno nel 2005. Cosi si esprimeva:  “Dopo le rivolte degli anni ’60, dopo le catene di omicidi, con la legge Gozzini si era arrivati ad una pacificazione, ad un patto fondato su uno scambio, sul rispetto delle regole: tu detenuto ti comporti bene, io carcere ti offro la possibilità di accedere a tutti i benefici. Ma adesso chi lo deve fare questo patto? Lo straniero che non ha una casa per usufruire degli arresti domiciliari, uno che non ha famiglia, uno che non ha nemmeno un nome, ma ne ha sei o sette di nomi e tutti falsi?”

 

La Chiesa deve “scendere in campo”!

Non spetta proprio alla Chiesa il compito di dare una chiara indicazione anche in questo senso? Non spetta proprio alla Chiesa, in quanto Sacramento della Presenza di Cristo Liberatore, scendere in campo per dare segnali chiari contro certe correnti politiche e di opinione che considerano lo straniero e ancor di più lo straniero che si trova in Carcere, non un fratello da accogliere e da integrare, ma un “scarto” da eliminare senza indugio? Non potrebbe essere questa proposta che viene dalla Chiesa Napoletana: “Ogni Parrocchia adotti un detenuto!” una risposta al Cristo che grida: “Ero straniero e mi avete accolto,  in Carcere e mi avete liberato e, nello stesso tempo, un invito alla Società civile e alle Istituzioni a guardare a questi nostri fratelli e sorelle, che lasciano i loro paesi di origine con la speranza di migliorare la loro vita, non come a un pericolo da cui ci si deve difendere, ma come a una risorsa da accogliere con gratitudine?

Chiaramente l'Italia da sola non può risolvere questo immane problema, Il problema dell'Immigrazione è un problema globale e va risolto a livello globale. I grandi di questo mondo devono capire che non è possibile che il 20% dell'umanità possieda l'80% delle ricchezze del pianeta. C'è qualcosa di intrinsecamente malvagio in questa situazione. Situazione che è alla radice di tante drammatiche migrazioni. La Chiesa vigilerà costantemente perché la coscienza dell'umanità non si abitui e non consideri "FISIOLOGICO" quello che è frutto di egoismo.

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Don Bruno Oliviero