Lo stato del sistema sanzionatorio e le prospettive
Convegno Seac Roma 19-21 novembre 2009
Una coltre di nebbia
Roma, sabato 21 Novembre, ore 8.00. Il convegno del Seac è ormai quasi alla fine ed io sono seduto nel refettorio della Casa delle Suore di Maria Bambina (la sede del convegno) insieme con dei volontari venuti da Lodi. Stiamo facendo colazione quando Teresa, una dei volontari, dice: “Che peccato adesso dobbiamo ritornare al grigiore di Lodi.”. Teresa si riferisce alla coltre di nebbia che, quasi sempre, ammanta la città e intristisce gli animi.
Immediatamente penso alla situazione drammatica della giustizia. Una coltre di nebbia sembra avvolgere il pianeta Giustizia … Una nebbia fatta di emozioni e sensazioni. Una nebbia fatta di scelte prese sull’onda della rabbia, dell’indignazione, dell’egoismo, del corporativismo, senza una base solida fondata sui fatti e senza un quadro normativo chiaro di riferimento.
Giustizia Distributiva
Quando si parla di Giustizia, si pensa immediatamente alla Giustizia Penale, alla certezza della pena etc. E’ facile dimenticare che, prima della Giustizia Penale o Retributiva (che non dovrebbe essere più tale, ma riabilitativa) esiste la Giustizia Distributiva. L’art. 3 della Costituzione Italiana comma II, così recita:
“ è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando, di fatto, la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione economica e sociale del Paese".
E’ qui che comincia ad alzarsi la nebbia …: A volte ci chiediamo quali siano le cause di tante scelte “irrazionali” compiute dalla Società …
- Sappiamo che solo una politica di inclusione porta più sicurezza, eppure agiamo in modo da escludere sempre più persone. In tempo di crisi le famiglie e i lavoratori, sono abbandonati a se stessi. Per l’anno 2010 si prevede in Italia, la cifra record di 2.000.000 di disoccupati.
- Sappiamo che il futuro della società dipende dall’educazione delle nuove generazioni, ma sempre più spesso le politiche governative trascurano completamente la famiglia; la scuola è incapace di preparare i giovani alle sfide del mondo del lavoro: un giovane su quattro è senza lavoro. I giovani vengono “parcheggiati” nella realtà virtuale in attesa … (non si sa di che cosa!).
Giustizia Penale
La coltre di nebbia estende il suo influsso anche nell’area della Giustizia Penale che, com’è stato già detto, non dovrebbe essere più retributiva ma riabilitativa. L’art 27, comma 3 della Costituzione così recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Anche qui ci chiediamo quali siano le cause di tante scelte “irrazionali” compiute dalla Società …
Sappiamo che il carcere, così com’è, non funziona, che i detenuti invece di riabilitarsi si specializzano nel crimine, eppure ci mandiamo “dentro” sempre più gente … per qualsiasi reato … Perché?
Fare luce nella nebbia!
Il Delegato della CEI, mons. Mario Rivella, ha espresso bene il “senso” del convegno: Operare la carità è qualcosa di meraviglioso: è la fede che ci fa vedere nei fratelli o nelle sorelle detenuti il volto stesso di Cristo …, ma farlo con intelligenza è Il non plus ultra. Occorre seguire il binomio fede-ragione. Mons. Rivella proseguendo ha citato un passo della lettera enciclica di Benedetto XVI, La carità nella verità, e ha auspicato che il bene fatto dal volontariato carcerario possa essere sempre più fatto con intelligenza e nella verità: Ha colto nel centro!
Solo la conoscenza della verità può dissipare la coltre di nebbia che affligge il pianeta giustizia e, di riflesso, il pianeta carcere.
Fare luce nel Codice Penale!
Un Convegno all’insegna della demitizzazione dunque, della chiarezza!
Occorre far risplendere la verità per sfatare tanti miti, tanti luoghi comuni, tanta propaganda …
Tutti i relatori, ma in particolare Piercamillo Davigo, Consigliere della Corte Suprema di Cassazione, hanno gettato un po’ di luce sull’irrazionalità del Codice penale, Il “fare chiarezza”, deve seguire quattro direttive:
1) Depenalizzazione: per es.: per la guida senza patente c’è un processo con tre gradi di giudizio con tutto l’aggravio per la macchina della giustizia … non sarebbe più facile risolvere tutto con una semplice … multa? E cosa dire del reato di clandestinità? E’ veramente antiumano e anticristiano considerare la clandestinità come un aggravante … (da punire con più anni di carcere in presenza di altri reati, oppure da considerare come un crimine – anche in assenza di altri reati - nel caso l’immigrato non abbia lasciato il paese, dopo aver ricevuto il foglio di via). E’razionale fare uso dello strumento penale contro gli immigrati? Il problema è la povertà - nella quale questi nostri fratelli e sorelle versano nei loro paesi di origine - non la sicurezza! E’ razionale fare uso dello strumento penale contro i tossicodipendenti? Anche in questo caso il problema non è la sicurezza, ma la salute!
2) La proporzionalità della pena: per es.: si sta ritornando alla severità del codice Rocco per punire il furto, la rapina … Il Codice Rocco prevedeva pene altissime per i reati contro il patrimonio fino a 20 anni per una rapina aggravata L’omicidio prevede 21 anni (?!) E’ razionale punire una persona con 20 anni di carcere per rapina aggravata e un omicida con 21?
3) Irrilevanza del fatto penale: perché non estenderla anche agli adulti? (La sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto prevista dall'art. 27 D.P.R. 448/88 e per concessione del perdono giudiziale prevista dall'art. 169 c.p. sono due peculiari modi di definizione del procedimento penale minorile che, pur presupponendo l'accertamento della responsabilità penale dell'imputato minorenne in ordine al reato contestatogli, consentono una rapida fuoriuscita del minore dal circuito penale, attraverso l'astensione del giudice da una pronuncia di condanna. Presupposti per la sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto sono la particolare tenuità del fatto di reato commesso, l'occasionalità dello stesso, desunta sostanzialmente dall’assenza di precedenti pregiudizi penali a carico dell'indagato, e il rischio che la prosecuzione del procedimento possa pregiudicare le esigenze educative del minore.)
4) Pene alternative: In quale divino libro sta scritto che il carcere debba essere l’unica pena sanzionatoria da applicare per qualsiasi tipo di reato? Esistono delle pene alternative che sono molto più efficaci ai fini della riabilitazione del reo! Si dice: una delle funzioni del carcere è la deterrenza … La paura di andare in carcere dovrebbe prevenire la commissione dei reati … E’ completamente falso! E’ dimostrato, quasi scientificamente, che la “paura” del carcere per quelli che potrebbe funzionare, non funziona, perché questi in galera non ci vanno (i reati dei famosi colletti bianchi) e per quelli che vivono nell’emarginazione più completa, non funziona perché a questi non gli importa niente di finire in carcere. Il colpo di grazia al mito del carcere, come unica risposta al reato e strategia per la rieducazione del reo, è stato espresso in questi termini:
La società si vuole illudere di insegnare ai rei l’uso responsabile della libertà, privandoli della libertà (?!). E come voler insegnare a camminare … legando le gambe...
Basta con il mito del … “problema sicurezza”!
Occorre sfatare il mito del “problema sicurezza in Italia”! Dal dopoguerra a oggi tutti i reati sono calati (a parte alcuni brevi momenti di tensione o di crisi economica.)
Esemplificando quasi tutti i relatori hanno portato il caso del numero degli omicidi che è progressivamente calato negli ultimi anni … In Inghilterra e in Francia vengono commessi più omicidi che in Italia, ma nessuno in quelle Nazioni parla di “problema sicurezza”, e non viene mandato l’esercito nelle strade. Analizzando la realtà degli omicidi nel dettaglio scopriamo che: la maggioranza degli omicidi commessi in Italia, vengono perpetrati nelle famiglie da parte di uno degli stessi familiari … Allora dove lo dovremmo mandare l’esercito? … Nelle case della gente? Questo significa che bisogna smetterla di lavorare per infondere la paura nella gente e lavorare, invece, nella prevenzione del crimine.
Il “Piano Carceri” del Governo?
Da tutti i Relatori è venuta la bocciatura del piano carceri del governo che in tre anni dovrebbe portare, con la costruzione di nuove carceri e la ristrutturazione di alcuni Istituti già esistenti, a 21.479 posti in più. La bocciatura tiene conto di almeno tre elementi:
1) Il piano carceri non dice nulla riguardo a come gestire la drammatica situazione attuale di sovraffollamento.
2) Anche se i tempi venissero rispettati, con l’attuale trend di ingressi nelle carceri, circa 1000 detenuti al mese, nel 2012, i posti approntati già non sarebbero più sufficienti …
3) Non viene assolutamente affrontato il problema del personale che già adesso soffre di una carenza di almeno 5000 agenti di polizia penitenziaria. (senza parlare della carenza drammatica degli operatori del trattamento … attualmente un solo educatore deve seguire circa 1000 detenuti …)
Il peso enorme dell’informazione!
Tutti i Relatori, ma in modo particolare Ornella Favero, Direttrice Responsabile di Ristretti Orizzonti, hanno puntato l’indice contro i media additandoli come uno dei maggiori responsabili nel provocare la nebbia che impedisce di vedere con chiarezza nel pianeta giustizia.
La signora Favero ha, tra l’altro, detto: “Occorre che ci rendiamo conto del Peso enorme dell’informazione! Quando ho letto dell’iniziativa del governo di mandare a casa, agli arresti domiciliari i detenuti che devono scontare l’ultimo anno di detenzione, sono stata colpita dal titolo con cui Repubblica ha presentato l’iniziativa del governo: Indulto Mascherato!
Ho pensato: adesso il governo ritirerà immediatamente l’iniziativa … è così è stato!”.
A questo riguardo credo opportuno riportare un passaggio tratto dal famoso libro di Vance Packard, I persuasori occulti, Einaudi 1989 Pag. 204 ss. Siamo nel 1950 ma le cose dette … non sembrano per nulla … cose del passato:
“Negli anni ’50 in America il settore delle Public Relation (Le Pr inizialmente erano un settore che curava i rapporti delle aziende con i clienti) fa proprie le tecniche del profondo (tecniche sviluppate negli anni precedenti per persuadere la gente a comprare) per manipolare le masse.
… La facoltà di legge dell’Università di Harvard, aprendo un corso di “opinione e persuasione pubblica”, spiegò che l’iniziativa era stata presa in seguito al moltiplicarsi dei canali di comunicazione di massa … Ogni momento ci è dato di vedere la manifestazione di continui e sistematici sforzi miranti a informare e persuadere il pubblico … (sono elencati questi molteplici canali: 18000 quotidiani, 10000 settimanali, 7600 riviste 2000 giornali di categoria, 7635 periodici di vari gruppi etnici, 100 milioni di apparecchi radio, 12 milioni di televisioni, 15000 sale cinematografiche, 6000 periodici aziendali … Siamo nel 1955!)
Richard Worthington, in un commento alla sociologia generale di Wilfredo Pareto, così si esprime: “Vi sono (in questi libro) talune idee e scoperte che possono … essere di molto aiuto … a quanti vogliano trasformare la società … Molti uomini … hanno tentato di modificare la condotta del prossimo col ragionamento, o promulgando delle leggi. I loro sforzi si sono spesso dimostrati singolarmente infruttuosi … Pareto mostra come il loro fallimento sia connesso con i fattori non-logici … Per controllare gli uomini occorre manipolare i loro [istinti e le loro emozioni ] e non già tentar di correggere il loro modo di ragionare. E questo un fatto ben noto a molti uomini politici, che sogliono persuadere i loro elettori facendo leva sui loro sentimenti più che ricorrendo [ad argomenti logici ], che non sarebbero ascoltati o che, per lo meno, non basterebbero in nessun caso a commuovere le folle”.
Nel luglio del 1953, la rivista Public Relation Journal, dava notizia, sotto il titolo di “Orientamenti nelle Scienze sociali”, di una serie di seminari tenutosi all’Università Columbia sotto il patrocinio dell’Associazione Americana di public relation. Gli orientamenti erano curati da sei professori di scienze sociali, capeggiati da Lyman Bryson, docente di antropologia sociale. Il dott. Bryson disse ai convenuti:
“Se voi siete dei social engineers, tengo ad avvertirvi che è indispensabile un’analisi preliminare dei tre livelli in cui, in una società come la nostra, si manifesta l’assenso.
Il primo è la natura umana e qui ben poco si può fare per manipolare la gente; il secondo livello è quello culturale, dove si formano, e si modificano, le idee del pubblico. Il terzo livello è la zona in cui l’individuo opera le sue scelte le quali sono spesso determinate da impulsi che non hanno alcun fondamento razionale. A questo livello è relativamente facile manipolare gli uomini.”.
La “tenerezza” delle Istituzioni
Unico rappresentate delle Istituzioni, sebbene l’invito fosse stato rivolto a molti, è stato il Direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), dott. Ionta.
Il dott. Ionta ha confessato di aver provato tanta tenerezza, dopo la prolusione iniziale della Dott. Elisabetta Laganà, Presidente del Seac e Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, davanti allo spettacolo di tanto impegno da parte del volontariato, nella difesa dei diritti dei detenuti. Ha manifestato altresì il suo pieno accordo sul principio che la dignità della persona e i suoi diritti inalienabili, devono essere messi a fondamento della società e della sua azione. Il Capo del DAP ha, infine, rassicurato il mondo del volontariato sulla volontà da parte delle Istituzioni di rimuovere le cause dell’attuale sovraffollamento e delle sofferenze che ne derivano ai detenuti: costruiremo nuove carceri …
Don Bruno Oliviero