Testimoni Digitali
Riflessioni a margine del Convegno della CEI, Roma 22-24 Aprile 2010
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La Chiesa affronta la sfida della Rivoluzione Digitale
Ho avuto la grazia di partecipare al Convegno organizzato dalla CEI a Roma dal 22 al 24 Aprile dal titolo “Testimoni Digitali: è stata un’esperienza davvero entusiasmante. Tre giorni di intenso lavoro di riflessione intorno a quello che è stato definito da Benedetto XVI “ l’inizio di una storia nuova”.
I Numeri
1300 delegati da tutta l’Italia. 177 diocesi rappresentate. Un esercito immenso armato di tutte le tecnologie della comunicazione più avanzate: dai laptop ai cellulari di ultima generazione, dagli Ipod all’Ipad. Tutti uniti intorno ai Pastori della Chiesa in attesa di incoraggiamento, di indicazioni, di proposte. Impegnati per tre giorni nell’ ascolto degli esperti convenuti per dare un contributo, con le loro relazioni, alla comprensione della rivoluzione in atto.
Abitare il Continente Digitale …
La Chiesa si è interrogata sull’enorme influsso che hanno le nuove tecnologie sulla cultura, cioè sul linguaggio, sul modo di pensare, di conoscere, di vedere il mondo, di costruire le relazioni fra le persone.
La Chiesa ha preso coscienza che i media non sono più solo degli strumenti per comunicare, ma sono diventanti un ambiente, uno spazio. Una volta questo spazio veniva chiamato “virtuale” per distinguerlo dallo spazio “reale”, ma adesso si preferisce chiamarlo “on-line” in continuità con lo spazio “off-line”. L’obiettivo è quello di affermare definitivamente che il cyberspazio non è qualcosa di astratto, di irreale, ma è qualcosa di molto reale che ha un’incidenza sulla vita concreta. E’ così reale questo mondo digitale che il Santo Padre Benedetto XVI non esita a chiamarlo “Continente Digitale”. “La rete, afferma Mons. Domenico Pompili, Direttore dell’ufficio nazionale C.E.I. per le comunicazioni sociali, è la parola chiave per entrare con consapevolezza nel nuovo contesto culturale, che si fonda su linguaggi pervasivi, istantanei, multimediali.”
Quindi come afferma il Santo Padre occorre “Cogliere il grande potenziale di comunicazione che offrono i nuovi media evitando allo stesso tempo i pericoli di omologazione e di relativismo intellettuale e morale già bene riconoscibili, nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona. Si assiste così a un ‘inquinamento dello spirito’, quello che rende i nostri volti meno sorridenti più cupi, che ci porta a non salutarci tra noi, a non guardarci in faccia …”
… da Testimoni
La Chiesa vuole abitare questo continente digitale per adempiere al mandato del Signore Risorto: Andate in tutto il mondo: Annunciate il Vangelo ad ogni creatura …
La Chiesa ha la convinzione di possedere non una parola fra le altre o un’informazione fra le tante informazioni con cui l’uomo dell’era digitale viene bombardato 24 ore su 24. La Chiesa ha l’umile convinzione di possedere la Parola che può decidere del futuro prossimo, sulla terra, e del futuro eterno dell’uomo. Da qui nasce l’impellente bisogno della Chiesa di Comunicare questa buona Notizia.
Occorre però precisare subito che Il Vangelo (= Buona Notizia) che la Chiesa deve annunciare non è primariamente un’informazione, un messaggio, ma è un’esperienza di vita che si fa messaggio. Ecco dunque la necessità di abitare il mondo digitale da “Testimoni” . Solo colui che ha già fatto l’esperienza cristiana può comunicarla agli altri.
Nella sua prima enciclica il Santo Padre Benedetto XVI afferma che “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che da alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Il cristiano è dunque un testimone di questo incontro con il Risorto. Una testimonianza che non è un semplice riportare dei fatti, ma è un far trasparire il mistero della presenza di Cristo nella propria vita. Tutto questo diventa possibile per l’azione trasformante dello Spirito Santo che opera nella vita del cristiano. Ogni cristiano dovrebbe poter dire come san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
La forza “comunicativa” dell’esempio
Il linguaggio del Testimone ha una grande affinità con il linguaggio dei nuovi media. Il Testimone lo si può “vedere in azione”. I valori non sono astratti, ma visibili negli esempi della sua vita. La forza dell’esempio sta nella sua brevità e incisività; coinvolge innanzitutto il cuore, i sentimenti, le emozioni e solo in un secondo momento l’intelligenza, con il suo sforzo d riflessione, approfondimento e razionalizzazione. Infatti il testimone usa non il linguaggio della logica, ma il linguaggio veloce e narrativo dei fatti che è capace di evocare il mistero e la nostalgia del Totalmente Altro.
Percorrere le strade del Continente digitale
Evangelizzare il mondo digitale è la sfida non facile che la Chiesa del terzo millennio è chiamata a svolgere. E’ proprio In vista di questa sfida che Benedetto XVI ha incoraggiato gli ottomila convenuti a Roma il 24 mattina: “Vi esorto a percorrere, animati dal coraggio nello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcun strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”.
Don Bruno Oliviero