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Il Cardinale Crescenzio Sepe visita la C.C. Di Poggioreale

 

“Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli, infatti, è la nostra pace, colui che fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, …” (S. Paolo agli Ef.  c. 2, 13-14).

 

Celebrando la S. Messa oggi, 23 Luglio 2006 e leggendo questo passo della seconda lettera di S. Paolo Apostolo agli Efesini mi è stato impossibile non pensare a quanto accaduto ieri, nel carcere di Poggioreale, e, di conseguenza, alla forza profetica di questo testo. Chiaramente nella mente dell’Apostolo delle Genti i “lontani” sono coloro che non appartenevano al popolo eletto, ma che per mezzo di Cristo potevano accedere all’eredità dei “vicini” (= Gli Ebrei, il popolo eletto).  Ma la forza profetica del testo consiste proprio in questa sua validità perenne perciò per quanto può apparire paradossale questo testo può essere applicato ai “lontani”, cioè i detenuti ristretti nelle carceri e ai “vicini”, cioè i cittadini liberi che vivono nelle nostre città moderne.

Non è forse vero che coloro che hanno “a che vedere con la giustizia” e che si trovano a vivere un periodo della loro vita in carcere, diventano per la società (o per gran parte di essa almeno), dei “lontani”?

Una lontananza che è espressa anche strutturalmente, con il modo in cui le carceri sono costruite (esclusi alcuni Istituti di recente costruzione): lontane dalla città, nella periferia, circondate da alte mura per impedire la vista!

Mura che esprimono, per molti, “l’inimicizia” che si è creata tra i cosiddetti “liberi e i cosiddetti “ristretti”.

“Se sono in carcere qualche cosa hanno fatto”, sento spesso dire. Sicuramente per molti questo è vero. anche se, è cronaca di tutti i giorni, molti sono in carcere innocentemente. Ma alla gente comune non interessa sapere il perché, i dettagli. Avviene una sorta di rimozione psicologica; non si vuol sapere, non se ne vuol parlare, a meno che qualche fatto di cronaca, ben utilizzato dai Mass Media, non riporta il discorso alla memoria, ma solo per confermare ancora di più l’idea che non esiste la certezza della pena, che i delinquenti entrano in carcere e vi escono dopo poco, che la polizia li arresta e i giudici li liberano ecc.

Certo “Siamo lontani— come afferma il prof. Luciano Eusebi, docente di diritto penale all’Università Cattolica di Milano, sede Piacenza, nel suo saggio sulla Riforma del Sistema Penale e Mediazione — un secolo dalle polemiche sul positivismo, sul libero arbitrio; nessuno mette in discussione che ci sta la libertà dell’essere umano, … Ma impregiudicata la dimensione della libertà umana è fuori di dubbio che esistono delle precondizioni strutturali di qualsiasi esercizio della libertà umana...”.

Occorre che la società nel suo insieme prenda coscienza della sua corresponsabilità nella genesi del fenomeno criminale. Questa consapevolezza ripropone il problema di una seria prevenzione. Se davvero vuole combattere il fenomeno criminale, conclude il prof. Eusebi, la società deve agire sui “fattori economico-finanziari, sui fattori di disagio individuale, sui fattori sociali che determinano spazi percorribili per l’adozione di condotte offensive di beni fondamentali per la convivenza civile”.

 

Abbattere il muro di separazione

Sabato 22 luglio 2006, ore 10.00 Chiesa del Carcere di Poggioreale, Il Cardinale Crescenzio Sepe accompagnato dal nuovo Ministro della Giustizia, il Senatore Clemente Mastella, è accolto con un’ovazione dai detenuti che si erano preparati con cura all’incontro. Avevano preparato dei canti, avevano prodotto, nei loro laboratori, dei regali sia per il Cardinale che per il Ministro. Nel saluto al nuovo Cardinale, fatto da un rappresentante dei detenuti, è espresso il ringraziamento per la visita, dopo appena 20 giorni dall’insediamento nell’Arcidiocesi, e l’invocazione “a non dimenticare la sofferenza e il disagio in cui sono costretti a vivere i detenuti nelle Carceri Italiane, a causa del sovraffollamento.”.

Ma i detenuti applaudono particolarmente, quando lo stesso Cardinale, commosso, chiede al Ministro Clemente, “clemenza per questi nostri fratelli”, specificando che non si tratta “di una sorte di perdonismo, ma di un atto che deve segnare per loro l’inizio, con l’aiuto di Dio e della Società, di una vita nuova”.

 

Fare dei due un popolo solo

“Non dubitate mai, dice Il Cardinale ai detenuti, della vicinanza della Chiesa” e, proprio per dare un segno di questa vicinanza, promette che si prodigherà per indire “una giornata di preghiera e di solidarietà in tutta l’arcidiocesi per sensibilizzare sia la comunità ecclesiale sia quella civile intorno ai problemi delle Carceri.

Inoltre annuncia, in anteprima, il progetto di “creare un centro di prima accoglienza per quei fratelli detenuti, sia extracomunitari che italiani, che non possono usufruire dei benefici della legge a causa della mancanza di un punto di appoggio logistico.”.

 

Il Direttore di Poggioreale

“Mi sento particolarmente emozionato nell’accogliere la visita del Pastore della Chiesa di Napoli e contemporaneamente del Ministro della Giustizia, entrambi Campani ed entrambi all’inizio della loro missione”, aveva così esordito nel suo indirizzo di saluto il Direttore del Carcere, dott. Salvatore Acerra, “è il segno – aveva aggiunto - dell’attenzione sia della Chiesa sia dello Stato per la difficile situazione in cui versa il pianeta carcere in generale e il nostro Istituto in particolare.”. Continuando aveva fornito i numeri del disagio: “A fronte di una capacità di accoglienza di circa 1300 persone, il carcere di Poggioreale si trova a gestire la presenza di 2250 detenuti.  Appena qualche mese fa i detenuti erano 2500.  Nell’arco di un anno il turn over è di circa 15000 persone. Il sovraffollamento ostacola di molto tutto lo sforzo trattamentale. Il fatto stesso di doverci riunire nella Chiesa dimostra l’inadeguatezza delle strutture qui a Poggioreale.”. Aveva poi ringraziato Il Cardinale per la sua presenza in mezzo ai fratelli detenuti sottolineando come fosse emersa, fin dall’inizio del suo insediamento, “la sua sensibilità verso le fasce più deboli” e aveva invitato il Ministro Mastella in forza non solo del suo ruolo istituzionale ma, anche per la sua napoletanità a “fare di più per la realtà del carcere di Poggioreale, perché malgrado il generoso impegno e la professionalità degli operatori penitenziari, dalla polizia penitenziaria ai volontari, dagli insegnanti agli educatori, il disagio resta in questo Istituto che, di fatto, è il più sovraffollato d’Europa.”.

 

Il Ministro Mastella

Il Ministro, dal canto suo, ribadisce immediatamente la sua intenzione di “appoggiare in parlamento la richiesta di indulto”, auspicando l’adesione di tutte le forze parlamentari in modo da ottenere l’appoggio dei due terzi di esso.  Un gesto di clemenza che da solo non servirebbe se non visto nell’ottica di una riforma della Giustizia per la quale ha stabilito una Commissione presieduta dal Dott. Gian Vittorio Pisapia, Docente di criminologia all’università di Padova.

Mastella fa notare inoltre come la presenza dell’Arcivescovo Card. Sepe e la sua stessa presenza “dimostrino che le Istituzioni non vogliono guardare questo mondo dall’alto verso il basso, e che tra voi e l’esterno non ci deve essere quel muro di cui spesso si parla”

Scherza anche il Ministro, dicendo di aver strappato al Delegato Amministrativo della Telecom Tronchetti Provera la promessa di aprire anche all’interno del carcere di Poggioreale un Call Center, come già a Milano, S. Vittore e a Roma, Rebibbia. “non puoi fermarti a Milano e a Roma devi venire anche a Napoli!”.  Iniziativa lodevole, questa, che potrà dare a tanti detenuti un’opportunità di lavoro all’interno dell’Istituto ma “che serve anche a prepararli  per il "dopo", quando viene il momento più difficile, quello del “rientro” nella società.”. 

Don Bruno Oliviero

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