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Intervista al Dott. Claudio Flores, Sociologo,

Direttore dell'area pedagogica del Carcere di Poggioreale

 

Ero con Don Tullio e don Franco nel nostro ufficio ( L'ufficio dei Cappellani all'interno del Carcere di Poggioreale), quando il Direttore dell'Area Pedagogica, Dott. Claudio Flores, entra e ci saluta cordialmente. Poi come se fosse venuto con una idea ben precisa mi apostrofa congratulandosi con me per il sito che ho costruito nel 2001 e che gestisco, www.solidarity-mission.it,  sito che ho voluto,  per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle problematiche della giustizia e della criminalità. (Ultimamente ho fatto seguire a quel primo, un secondo sito:  www.solidarity-mission.eu in lingua Inglese. In tempo di globalizzazione anche le problematiche della giustizia e della criminalità sono diventate globali).

Dopo le congratulazioni, Il dott. Flores mi fa notare che nella sezione del sito dove si parla del Carcere di Poggioreale, c'è una vistosa carenza: non si dice una parola riguardo all'area pedagogica che si occupa del trattamento.

Effettivamente  era molto tempo che pensavo di dedicare una pagina, sul mio sito,  all'attività trattamentale svolta nell'Istituto.  Avevo anche chiesto al Dott. Flores, tempo addietro,  di concedere un'intervista perchè fosse proprio lui a  parlarne, ma non se ne fece nulla: si vede che non era ancora giunto il momento.

Alla fine della chiacchierata usciamo dall'ufficio decisi... L'intervista si farà perchè si sappia che a Poggioreale non esiste solo Sicurezza ma anche e soprattutto Trattamento.

 

Intervista:

Padre Bruno: Direttore ci racconti come è approdato a questo importante compito che, oserei dire, lei vive non solo come un lavoro, ma come una missione.

Dott. Claudio Flores: "Verso la  fine  degli anni ’90  l’Amministrazione Penitenziaria, inaspettatamente, avviò  le procedure di un concorso interno a 51 posti di Direttore Coordinatore dell’area pedagogica .

Il bando ci sorprese,  in quanto la stessa Amministrazione aveva prima bandito poi ritirato un analogo concorso a Direttori di area pedagogica dell’ex ottava qualifica funzionale.

Finalmente sembrò chiaro un progetto concreto di valorizzazione delle aree pedagogiche  poi, in qualche modo, fortemente  ridimensionato da provvedimenti successivi…

Io vinsi il concorso e fui, mio malgrado, spostato da quella che era allora la mia sede di servizio, l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa, e assegnato all’Istituto di  Poggioreale ove presi servizio il 2 maggio del 2000."

 

D: Quali innovazioni ha portato questa nuova figura professionale all'interno dell'Istituto?

R: Un migliore coordinamento dell’area pedagogica soprattutto  nei grandi Istituti, un qualificato referente per la Direzione, l’inserimento di funzionari con un know-how riconosciuto e con l’esperienza e le competenze necessarie per dare un decisivo impulso alle attività riabilitative. Il Direttore dell’area pedagogica deve essere un funzionario  con un percorso di studi e una formazione direttamente correlate con   l’impegno sociale e pedagogico che lo aspetta.

Credo di aver portato degli entusiasmi nuovi e delle metodologie fortemente basate sull’innovazione: il lavoro per progetti, la condivisione delle responsabilità, l’attenzione alle problematiche personali dei collaboratori, il lavoro di squadra,con lo sguardo sempre rivolto ai risultati.

 

D: Quali sono i principali problemi che si è trovato ad affrontare in uno degli Istituti Penitenziari più problematici d' Europa?

R: Direi, nell’ordine,  il cronico  sovraffollamento dell’Istituto , un relativo collegamento funzionale ed operativo tra le varie anime dell’area pedagogica (educatori, psicologi, insegnanti, assistenti volontari), l’insufficiente dialogo con la Direzione, la carenza di  dotazioni informatiche, la disorganizzazione nelle attività pedagogiche e  una diffusa  sensazione di  resa come se la situazione contingente necessariamente dovesse essere incompatibile con il trattamento.

 

D: Quali sono i migliori risultati ottenuti?

R: Abbiamo creato un coordinamento consolidato con i settori scuola, formazione professionale e assistenti volontari, informatizzato completamente l’area con la dotazione di sistemi informativi avanzati,abbiamo un ottimo rapporto col Direttore dell’Istituto  Dott.  Acerra, dirigente sensibile e sempre disponibile alle progettualità pedagogiche, abbiamo avviato progetti in partenariato con  Enti locali,  Associazioni di volontariato , Camera penale di Napoli , Opera don Calabria e Comunità di Sant’Egidio.

In particolare il progetto Creazione d’impresa finanziato dalla Cassa delle Ammende , in  partenariato con l’Unione Industriali di Napoli,  ha avuto dei risultati interessanti e viene anche studiato in alcune  Università come modello alternativo di reinserimento sociale . Era un progetto finalizzato a favorire la creazione di piccole attività commerciali autonome per i detenuti in via di dimissione.

Non meno importante l’ormai consolidata esperienza  del gruppo teatrale che annualmente , ormai da 4 anni, partecipa alla performance teatrale organizzata dalla Camera Penale di Napoli al teatro Mercadante.  Prossimo spettacolo  il 20 giugno alle ore 19,30.

E poi, la partecipazione di comitati di lettura, composti da detenuti, al Premio letterario di poesia ,saggistica , narrativa italiana e straniera  organizzato dalla Fondazione Premio Napoli e numerose attività  laboratoriali.

Non dimentichiamo un laboratorio di arte presepiale che si inserisce a pieno titolo nel settore più  vivo della tradizione artigianale napoletana  e la prossima partecipazione del carcere di Poggioreale alla Festa della Musica.

 

D: Che prospettive intravede per il futuro?

R: Gli ultimi anni hanno visto l’Amministrazione attiva sul versante della riorganizzazione e valorizzazione della Dirigenza amministrativa   e della Polizia Penitenziaria.

Mi auguro che pari impegno verrà posto per le aree educativa e sanitaria che,  al momento, mi sembrano complessivamente penalizzate sotto i profili dell’adeguamento degli organici, della funzionalità interna e, soprattutto, della autonomia operativa e delle possibilità  decisionali.

 

D: Lei ha vissuto sia il periodo precedente sia quello successivo all’indulto. Quale è stato il miglioramento nelle attività educative dopo l’indulto?

R: Direi che chi passa da 2.300 a 1,700 detenuti sostanzialmente quasi non percepisce il cambiamento perché vive comunque una condizione di grande impegno. Riusciamo a dare più spazio all’attività di osservazione , più riunioni d’Equipe, sicuramente un maggiore approfondimento delle  aspettative e delle  esigenze dei detenuti.

 Don Bruno Oliviero 

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