Giustizia e Solidarietà:
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Palermo 6-8 Giugno 2003
Giustizia e Solidarietà, un binomio inscindibile secondo i relatori del 1° Convegno organizzato dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia in collaborazione con la Conferenza Regionale Siciliana Volontariato Giustizia, a Palermo. Una "tre giorni" che ha visto intervenire personalità di spicco della Società Politica e Civile, delegati del Volontariato Carcerario Nazionale.
L’organizzazione del Convegno è stata portata avanti in modo encomiabile dal “Centro Padre Nostro” fondato dal Sacerdote Siciliano Don Pino Puglisi.
Non a caso molti incontri si sono tenuti nel quartiere Brancaccio per significare l’impegno concreto che il Volontariato si è assunto a favore di coloro che più vivono nel disagio.
Giustizia e Solidarietà dunque perché non c’è giustizia senza solidarietà. Una solidarietà che ti porta a “uscire fuori di te” per “vedere” i bisogni del fratello e impegnati concretamente con l’aiuto di Dio e delle Istituzioni per cercare di venire incontro alla Gente nell’affrontare le sfide che la vita d’ogni giorno porta con sé.
In questo senso il Presidente della CNVG, Livio Ferrari, ha invitato a guardarsi intorno e capire cove l’individualismo e l’egoismo sta abbassando notevolmente la “qualità della Vita”
Segni di questo degrado della vita sono
- la solitudine degli anziani
- la mancanza di dialogo tra generazioni
- giovani che si “impasticcano” per sentirsi vivi
- le guerre sulle strade (ci sono migliaia di morti sulle strade italiane ogni anno
- ore e ore passate nelle auto per colpa del traffico, assaliti ad ogni semaforo da eserciti di poveri…Non succeda mai, ha esortato Ferrari, che di fronte al senza tetto che dorme in strada solo ci raggiunga il fastidio per la “puzza” che emana.
Compito del Volontariato in qualsiasi campo esso operi è appunto aumentare la qualità della vita della gente. Occorre ridare dignità anche a coloro che per tanti ragioni sono rimaste intrappolate nella “palude” della Mafia.
Non è attraverso la Repressione che si elimina la criminalità ma investendo sulla qualità della vita che, ridonando dignità alle persone, elimina alle radici le cause della criminalità.
Ha ricordato, parlando dell’ambito carcerario, come, purtroppo, l’attuale politica sia di ricorrere invece al carcere come unica risposta al crimine: si vuole imprigionare colui che abbandona il cane per strada, colui che accende il telefonino sull’aereo, etc. E ha meravigliato tutti quando ha detto che in realtà l’annoso problema che vivevano le carceri italiane: il sovraffollamento è stato risolto(?!). Perché si era sempre affermato che le carceri italiane potevano contenere 42.000 detenuti, da qui il problema del sovraffollamento perché ce ne sono 56.000. Ma il Ministro Castelli ha scritto un decreto in cui si dichiara che le carceri Italiane in realtà ne possono contenere 60.000 di detenuti… Quindi il Problema è stato risolto!
Creare un mondo più giusto è un sogno? Può essere! Però come ha giustamente ricordato Don Oreste Benzi, quando si è in tanti a sognare e allora è tutta un’altra storia!
E citando le parole di Mons. Elder Camara ha aggiunto: se tanti piccoli si mettono insieme non ci può essere nessun potente che li possa fermare.
Don Benzi ha cominciato il suo intervento con una provocazione: prima di intervenire per eliminare la criminalità fuori di noi bisogna intervenire per eliminare la criminalità che è dentro di noi.
E ha esemplificato in questo modo:
- se qualcuno usa la violenza contro di noi, ci dobbiamo chiedere se noi per primi non siamo stati violenti contro gli altri.
- Se di fronte alle ingiustizie facciamo “finta di niente” siamo complici di quell’ingiustizia.
- Se siamo indifferenti di fronte alle nuove povertà: anziani, immigrati, prostitute siamo dei criminali anche noi
- Quale differenza c’è tra coloro che fanno le estorsioni ai negozianti e le multinazionali che delocalizzano le loro imprese nei paesi in via di sviluppo per sfruttare il lavoro mal retribuito a “norma di legge”? La verità è che c’è un rubare “legale” e un rubare “illegale”.
- Quando si parla di terrorismo ci si dimentica che il sistema nel quale viviamo si basa sul terrorismo: e ha ricordato come la società, cosiddetta, civile permette l’uccisione di migliaia di bambini non nati.
- Vuoi eliminare la criminalità? Elimina l’ingiusta distribuzione della ricchezza per cui un miliardo di persone nel mondo muoiono perché mangiano troppo e un miliardo di persone muoiono perché devono vivere con un dollaro al giorno.
Don Benzi ha “frustrato” anche i politici: Se coloro che sono deputati a governarci, i questori, le amministrazioni volessero davvero liberare quelle povere creature costrette a prostituirsi potrebbero farlo perché ci sono tutte le leggi necessarie. In realtà, ha concluso Don Benzi, la criminalità è mantenuta da coloro che dovrebbero eliminarla.
Occorre quindi ripartire dal cuore dell’uomo, da dove, secondo Gesù Cristo, l’unico Liberatore dell’uomo, nascono tutti i crimini. E’ possibile, ha concluso Don Benzi, costruire un sistema più giusto: Gesù Cristo è venuto in questo mondo per creare un popolo dal cuore nuovo che lavori per costruire la giustizia e la pace in questo mondo.
Esso è diventato un punto di riferimento non solo nazionale. L’assassinio di Padre Puglisi ha dato una dimensione profetica che va ben oltre i confini di Brancaccio.
Infatti, è diventato un punto di riferimento ad alto profilo cittadino, provinciale, regionale, ed internazionale, partecipando alla realizzazione di quei progetti che sono ispirati ad un sincero amore per l’uomo in sintonia con il detto evangelico: “ogni volta che avete fatto qualcosa al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a Me”.
Il Centro non desidera essere risposta immediata per nessuno, ma valuta in ogni caso le reali possibilità di coinvolgimento delle persone, degli operatori e delle Istituzioni, rendendo efficace il principio della sussidiarità: “e se ognuno fa qualcosa”. Il Centro si colloca e vive nel contesto ecclesiale e pastorale della Chiesa palermitana, mettendo al centro del proprio lavoro la persona umana nel suo lavoro unico e irrepetibile.
Don Bruno Oliviero