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Gesú di fronte

alle problematiche della Giustizia e della Criminalità. 2

 

Tenendo in conto quanto detto nel precedente articolo ( vedi: http://www.solidarity-mission.it/nl_febbraio_2007.htm#newsletter), proseguiamo in questa "riflessione pastorale" e ci domandiamo adesso quale sia stato il comportamento di Gesú, di fronte alle problematiche della Giustizia.  Nella prossima newsletter vedremo quale sia stato il suo atteggiamento nei confronti della criminalità.

A questo riguardo mi piace ricordare quello che il Santo Padre Giovanni Paolo II affermò, nel messaggio per il  Giubileo delle carceri del 9 luglio del 2000, nel suo appello ai Governanti: “Ogni volta, la celebrazione dell’Anno Santo è stata per la Chiesa e per il mondo, un’occasione per fare qualche cosa a favore della giustizia, alla luce del Vangelo. Questi appuntamenti sono così diventati uno stimolo per la comunità a rivedere la giustizia umana sul metro della giustizia di Dio. Soltanto una serena valutazione del funzionamento delle Istituzioni penali, una sincera ricognizione dei fini che la società ha di mira per fronteggiare la criminalità, una ponderazione seria dei mezzi usati per questi scopi, hanno condotto, e potranno ancora condurre, a individuare le correzioni che si rendono necessarie” (pag. 10) .

 

Gesú e la Giustizia 

Dobbiamo innanzitutto puntualizzare che quando si parlava di giustizia,  il popolo ebreo pensava a una vita vissuta nell’osservanza della Toràh (=La Legge della Vita) che si basava essenzialmente sulle Dieci Parole, i Dieci Comandamenti, più tutte le interpretazioni e aggiunte che nel corso dei secoli le guide del popolo avevano progressivamente formulato. L'Impero Romano permetteva a Israele di vivere secondo la propria Legge, era la sua illuminata politica praticata nelle terre conquistate, con l'eccezione della pena di morte. ( I capi del popolo, infatti,  saranno costretti a portare Gesú al giudizio di Ponzio Pilato per ottenere la sua condanna a morte).

Era quello Ebraico, quindi, un popolo retto fondamentalmente da un governo Teocratico: il Sinedrio formato dalla classe Sacerdotale, dal partito dei Farisei e quello degli Anziani del popolo. Il Sinedrio aveva il compito di “amministrare la Giustizia” e aiutare il popolo a vivere nella legge di Mosé.  Dobbiamo anche, per amore della verità, riconoscere che il pensiero di Gesú nei confronti del diritto Romano rivoluzionava gli “schemi” in cui i detentori del potere ebraico avevano ingabbiato la Legge di Dio. Infatti quando i farisei, per trovare capi di accusa contro di lui gli posero la domanda se era lecito o no pagare le tasse a Cesare, Gesú rispose, con quella famosa espressione rimasta proverbiale: “Date a Cesare quello che è di Cesare…”. Riscontriamo in questa espressione il nucleo fondamentale della dottrina che avrebbe portato in seguito al futuro concetto e alla conseguente realtà di una sana “laicità dello Stato” Per quanto possa sembrare paradossale Gesú Cristo, il Figlio di Dio, è stato il primo ad affermare e a difendere la “laicità dello Stato”. Tutto questo senza peraltro arrivare a una completa scissione della realtà umana dalla realtà divina che possono e debbono restare “connesse”,  pena la completa perdita di senso della realtà umana. Difatti dopo aver detto date a Cesare quello che è di Cesare, Gesù aggiunge: “…e date a Dio quello che è di Dio” (Questa dottrina, del rapporto tra realtà creata e Creatore, è stata ampiamente e magistralmente formulata nella Costituzione “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II).

Una delle prime cose che Gesú farà nel suo ministero sarà quello di sfrondare la Legge da tutte le storture e sovastrutture, frutto delle “tradizioni degli uomini”: (“È stato detto agli antichi, ma Io vi dico!”) per riportare la Legge alla sua configurazione originale, pura espressione della Volontà di Dio (Mt 5,20 ss), che nella Mente di Dio doveva essere “per” e non “contro” l’uomo. Se per Gesú Cristo questo criterio del “servizio all’uomo” valeva  per la Legge data da Dio a Mosé, immaginiamoci se non vale anche per la legge fatta dagli uomini…

(Mi si permetta questa riflessione a margine: Quanto sarebbe importante che anche oggi i seguaci di Cristo, per il ruolo  e il posto che occupano, facessero sentire la loro voce, e agissero anche a livello politico per dare il loro specifico contributo: “sfrondare” le leggi umane da tutto quello che è stato aggiunto dalle “tradizioni degli uomini”. Quale migliore e più giusta società nascerebbe se le leggi umane che la governassero fossero sempre più in sintonia con la Legge di Dio! Infatti come ha giustamente ribadito il Santo Padre,  nel discorso fatto in occasione dell’annuale incontro della Commissione Teologica Internazionale focalizzando sui fondamenti della legge naturale,  non sono le tradizioni e le “mode” degli uomini che ci Dico-no la Verità, ma è Gesú Cristo, il Verbo del Padre, che ci dice qual è la Volontà di Dio che ci salva. Alla domanda: I dieci comandamenti sono una imposizione esterna oppure nascono nel cuore dell’uomo, dove è già iscritta la legge del Creatore? Il Papa ha così risposto: “Oggi a causa di fattori di ordine culturale ed ideologico la società secolare è smarrita e confusa. La concezione positivistica del diritto renderebbe l’umanità e la società, insomma la maggioranza, fonti ultime della legge civile. Un pò come dire quello che tutti fanno diventi legge”. In realtà “la razionalità non è garantita dal consenso del gran numero... la storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare... Il contenuto etico della fede cristiana non costituisce un’imposizione dettata dall’esterno della coscienza dell’uomo, e del resto la legge naturale di per sé accessibile ad ogni creatura razionale è proprio la base per il dialogo con la società civile.  Se per un tragico oscuramento della coscienza collettiva, lo scetticismo e il relativismo etico giungessero a cancellare i principi fondamentali della legge morale naturale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe ferito radicalmente nelle sue fondamenta”

 

Ma questa non è la novità più importante. La missione di Gesú porterà ad una nuova e più sconvolgente rivelazione…

 

Siamo tutti ingiusti davanti a Dio!

La convinzione degli ebrei era che giusto davanti a Dio fosse colui che metteva in pratica la Legge e si separava da coloro che disobbedivano ad essa. In questo modo si era creato un sistema nel quale era facile distinguere i buoni dai cattivi, le persone “per bene” dai “delinquenti”. La cosa non era evidentemente così semplice come sembrava. Paradossalmente i nemici di Gesú, coloro che lo condurranno al patibolo, saranno proprio quelli che più si ritenevano giusti e santi tra il popolo. (?!)

Il problema era che  coloro che credevano di essere buoni, in realtà, osservavano solo la “lettera” della legge mentre ne infrangevano lo spirito. Anche il risultato di coloro che si sforzavano con cuore sincero di praticare la legge era abbastanza insoddisfacente e questo perché, Gesú lo rivelerà,  non era ancora stato “effuso” lo Spirito Santo. (Lc 11, 37-53; Lc 21,45-47)

In altre parole quello che Gesú cercò, e cerca ancora oggi, disperatamente di far capire a tutti, ma specialmente ai Farisei, era l’esistenza di un "generale stato di ingiustizia" (chi è senza peccato scagli la prima pietra) del popolo davanti a Dio.  San Paolo nella sua lettera ai Romani esprime così questo concetto: “Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a Lui (Dio), perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.” (Rom 3, 20)  Quindi non solo i Pagani ma anche gli Ebrei erano ingiusti davanti a Dio. In questo senso è l’umanità intera che è colpevole, è “Fuorilegge” davanti a Dio!

(Mi si permetta ancora una riflessione: quando la società civile, nella sua interezza, prenderà coscienza della sua corresponsabilità nella genesi del fenomeno criminale, un grande passo in avanti sarà stato compiuto!  Nel rapporto 2007 sul paese Italia dell'Eurispes, la criminalità è considerata dagli Italiani la minaccia più grave: 1 su 5 ha subito un reato nel 2006. Ma io mi chiedo: Cosa pensa Dio del massacro quotidiano di migliaia di bambini per colpa dell'aborto? Come vengono considerati da Dio quei genitori, medici e operatori sanitari che collaborano in questo massacro? E come definirà Dio i pedofili e tutti coloro che si servono dei bambini per la guerra, per il traffico degli organi ecc. E cosa penserà Dio di coloro che pur di alzare l'indice dell'auditel,  permettono che si trasmetta attraverso i Media ogni sorta di "programmi-spazzatura", senza contare il tasso di violenza che si riscontra su qualsiasi fascia oraria, violenza che disorienta e confonde le menti dei ragazzi e dei giovani? E ancora, come saranno chiamati da Dio coloro che, per non rinunciare ai  loro profitti, stanno distruggendo il pianeta, preparando sciagure indicibili per le nuove generazioni? L'umanità intera dovrebbe fare un grande esame di coscienza e chiedersi dove sta andando. Non credo di esagerare se affermo - la mia è chiaramente l'affermazione di un credente - che tutta l'umanità davanti a Dio, è "fuori-legge" e bisognosa del Suo perdono, della Sua salvezza e della Sua Giustizia!)

 

La vera Giustizia 

Ecco allora la portata universale, direi cosmica, della Buona Notizia, (=Vangelo): “ Lo Spirito del Signore è sopra di me;…e mi ha mandato…per proclamare ai prigionieri la liberazione…e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19). È Dio che rende "giusti". Per vivere nella "legalità" (nella Legge di Dio), ci vuole una forza che viene da Dio. È sempre l’Apostolo delle genti che descrive in modo mirabile la vera Giustizia: “Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesú Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesú. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza  usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesú. (Rom 3, 21-26).

Così Giustificato per la fede il cristiano può vivere una vita nuova mettendo in pratica non solo la lettera della legge ma vivendo in profondità lo spirito della legge cioè: L’amore!

 Per comprendere più profondamente l’opera compiuta da Gesú affrontiamo adesso la riflessione sul  comportamento del Figlio di Dio verso l’umanità “fuorilegge”, disobbediente, peccatrice. Ci serviremo, in questa riflessione, della metafora "dell’Agnello" che si situa nel "cuore" della rivelazione Ebreo-cristiana.

Don Bruno Oliviero

continua...

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