Il Futuro degli Istituti di Pena
Intervista alla Baronessa Vivien Stern
Il Pontificio Consiglio Vaticano “Giustizia e Pace” insieme con la Commissione Internazionale della Pastorale Penitenziaria Cattolica (ICCPPC = International Commission of Catholic Prison Pastoral Care) organizzò a Roma, lo scorso 1 e 2 marzo 2005, un Seminario Internazionale sul tema: “Diritti Umani dei Detenuti” al quale fui invitato anch’io. (Vedi la cronaca: http://www.solidarity-mission.it/nl_giugno_2005.htm#newsletter ). Durante il Seminario ebbi modo di conoscere e intervistare la Baronessa Vivien Stern, Insigne ricercatrice al centro Internazionale di studi sulla detenzione del Kings College of London e membro autorevole dell’Istituto Internazionale per la Riforma penale. (Vedi la versione originale in inglese: http://www.solidarity-mission.it/english/nl_March_2005.htm#newsletter )
D. Baronessa Vivien come le problematiche delle carceri e la passione per la riforma penale entrarono a far parte della sua vita?
Vivien. Ho cominciato a lavorare nell’ambito della riforma della giustizia penale quasi per caso. Avrei benissimo potuto lavorare in altri ambiti di riforma sociale, ma una volta entrata nell’ambito della giustizia criminale e aver visto con i miei occhi il trattamento che riserviamo ad altri esseri umani in nome della “giustizia” non potei più tirarmi indietro. Come accade per molti altri che cominciano questo lavoro rimasi “intrappolata”. Nelle Prigioni tu vedi il “peggio” e il “meglio”; incontri gente che ha fatto cose orribili; lavori con persone che hanno speso una vita intera dietro le mura delle prigioni tentando di trasformare questi luoghi in posti più umani; dentro le prigioni è più facile vedere la gente così com’è e non nascosta dietro a delle “facciate” di comodo come spesso succede all’esterno..;nelle carceri, tu vedi molto orrore.
La generazione dei miei genitori è vissuta nell’illegalità diffusa degli inizi del 20mo secolo. Per questo la mia generazione è cresciuta vedendo la privazione della libertà come qualcosa di molto grave. Non bisogna toglierla con leggerezza e quando lo si deve fare occorre farlo sempre seguendo la legge. Noi siamo cresciuti acquistando la consapevolezza che le norme della legge possono essere facilmente spazzate via, ma che tuttavia vale la pena lottare perché si rispettino. Ho speso molti anni della mia vita lavorando per un modo giusto e leale di relazionarsi con coloro che sono accusati e condannati per aver commesso dei crimini.
D. Quali sono i problemi più gravi che i Sistemi Carcerari devono affrontare oggi nel mondo?
Vivien. Molti aspetti della vita nel 21mo secolo sono influenzati dal fenomeno della Globalizzazione. Crimine e Punizione sono uno di questi aspetti. Il crimine e la globalizzazione sono chiaramente in collegamento tra loro. La globalizzazione offe molte opportunità al crimine e in una scala maggiore di prima. Nel caso di grandi Compagnie come la Enron, la WorldCom o la Parmalat i profitti venivano falsamente esagerati, in seguito esse incontrarono grandi difficoltà, la conclusione fu che coloro che erano nei posti di comando si sono arricchiti mentre invece i piccoli investitori che avevano puntato su queste aziende tutto i loro risparmi sono rimasti gravemente danneggiati.
Adesso le organizzazioni criminali possono usare internet per portare avanti i loro business come fanno le altre multinazionali. Per la mancanza di una adeguata politica di controllo globale, i mercati sono aperti alle transazioni legali come anche a coloro che trafficano illegalmente sia persone che armi.
I crimini che passano attraverso le grandi frodi finanziarie in larga scala contro l’umanità hanno delle chiare implicazioni con la globalizzazione così come attualmente è realizzata. La pressione esercitata dal consenso sociale all’economia neo-liberale sta producendo degli effetti molto profondi.
Questi effetti influenzano il modo come il crimine si realizza. Essi influenzano il modo come il crimine viene definito Essi stanno creando una modalità standard su come il crimine va combattuto dalla società. Inoltre non deve sorprendere che un mercato per la protezione della società dal crimine e della gestione dei detenuti si stia sviluppando portando con se serie conseguenze.
Prima di tutto l’economia globale ha un effetto sul tasso del crimine Ricerche effettuate in tutto il mondo dimostrano che il livello de crimine è basso, quando le comunità sono coese, costruite su forti relazioni familiari e sull’aiuto reciproco. Quando la vita delle persone è basata su forti valori condivisi su come la vita deve essere vissuta e le nuove generazioni sono educate in questi valori, allora è più facile che le norme sociali siano accettate e seguite.
Quando le comunità sono sotto pressione, per esempio, quando intere industrie sono chiuse, quando la certezza di una vita serena e stabile è spazzata via, il cri mine cresce. Quando tutti i membri della famiglia, nonni compresi, devono lavorare per mantenere “a galla” la famiglia, , è molto probabile che i figli cerchino i valori da un’altra parte dove possono imparare che commettere crimini è un modo di ottenere rispetto dal gruppo formatosi nella strada. Così in una società di mercato, dove il lavoro si trasferisce dove il salario è più basso e le comunità sono lasciate senza aiuto e alternative, il crimine e l’insicurezza in quelle zone certamente aumenterà. Sappiamo bene dallo studio fatto da centinaia di ricercatori che tassi di criminalità molto alti sono relazionati a alti livelli di ineguaglianza sociali.
Anche gli atteggiamenti aspri nei confronti dei poveri e il taglio dei fondi destinati alla creazione di una rete di aiuto sociale porta a innalzare il tasso dei crimini. Quando l’ordine sociale non è più assicurato da politiche di inclusione sociale, si cerca di mantenere l’ordine attraverso l’inasprimento delle leggi e la repressione. In questo modo le persone non ricevono più dalle Istituzioni statali quell’appoggio sociale di cui esse hanno bisogno per affrontare i problemi economici riguardanti il mantenimento della famiglia e la salute. Così nella politica dei governi si assiste da un lato alla riduzione delle azioni di prevenzione del crimine e dall’altra un aumento dell’azione repressiva
Si criminalizzano azioni che precedentemente non erano considerate reato. Omicidio, stupro, furto, corruzione, incendi dolosi, sono visti come reati nelle leggi di quasi tutte le nazioni. Altre azioni possono diventare crimini, quando i governi così decidono. In molti stati la pressione esercitata dagli Stati Uniti e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite con i loro programmi sul controllo delle droghe, costringe i governi a introdurre nuovi crimini relazionati alla droga. Facendo diventare il possesso di certe quantità di droga un reato. Queste leggi pesano di più su alcuni che su altri, perché i grandi trafficanti hanno più soldi che possono spendere per corrompere evitando in questo modo i processi a loro carico. I piccoli trafficanti e i consumatori non lo possono fare.
I Politici hanno minore controllo su quanto accade nelle loro economie. Così per dimostrare che essi hanno controllo su certi aspetti della vita dei loro cittadini essi focalizzano la loro attenzione sul problema della criminalità. Prima fomentano nei cittadini la paura per i fatti criminosi, poi incoraggiano la richiesta di una maggiore severità nei confronti degli agenti dei reati e finalmente offrono alle loro popolazioni misure più restrittive nei confronti dei crimini e dei piccoli criminali: i poveri e i meno potenti.
Siccome misure più severe di fatto si rivelano inefficaci nella lotta al crimine, i risultati sono insignificanti. Così i politici di tanto in tanto promettono la “tolleranza zero”, l’aumento degli anni di carcere e la creazione di nuovi reati.
In 50 grandi Stati, negli ultimi 12 anni, questa politica ha fatto aumentare il numero di detenuti presenti nelle carceri del più del 50% . In alcuni Stati la situazione di sovraffollamento nelle carceri è diventata drammatica.
Insieme con lo slittamento da una politica di sostegno sociale a una politica di repressione, molti paesi hanno assistito all’intervento in larga scala del libero mercato nell’ambito del penale. L’aumento del tasso di criminalità, l’insicurezza e i livelli di pena detentiva hanno provveduto a creare grandi opportunità per molte aziende che prestano i loro servizi nell’ambito del penale, ad esempio: fornendo personale addetto alla sicurezza, costruendo e gestendo prigioni, vendendo equipaggiamenti come fotocamere o tecnologie che scannerizzano le persone in cerca di tracce di sostanze stupefacenti.
Nel mondo sono i poveri che sopportano il peso maggiore causato da questi cambiamenti. Sono essi quelli che soffrono di più a causa dell’incremento del crimine. I loro quartieri sono quelli meno protetti. I ricchi possono ritirarsi e vivere in quartieri super protetti e autosufficienti oppure ingaggiare personale per la loro sicurezza personale. I poveri non possono agire allo stesso modo.
E’ più probabile che ai poveri succeda di essere detenuti dalla polizia piuttosto che esserne protetti;
E’ più probabile che i poveri siano puniti con la prigione anziché avere la possibilità di pagare una cauzione o avere una pena alternativa;
E’ più probabile che ai poveri più che ai ricchi succeda di essere processati per consumo di sostanze stupefacenti.
I crimini commessi dai poveri sono percepiti dalla società come più pericolosi di quelli commessi dai ricchi o dei crimini commessi contro i poveri.
D. Quale sarà il futuro degli Istituti detentivi?
Vivien . Il panorama attuale fa prevedere per il futuro differenti scenari:
1) - L’apertura alla gestione privata degli Istituti di pena e il conseguente ingresso degli stessi nel mercato può avere delle conseguenze spiacevoli.
E’ economicamente più redditizio avere grandi prigioni e usufruire di più tecnologie e meno risorse umane. Con l’ausilio, per esempio. di strumenti elettronici che aprono e chiudono le porte a distanza e di fotocamere che controllano l’agire dei detenuti si può ridurre di molto la presenza del personale. In questo modo possono essere costruite prigioni molto grandi, capaci di ospitare almeno 3000 persone in ognuna. Costruite fuori dei centri abitati dove il terreno costa di meno e controllate e supervisionate da strumenti tecnologici.
2) - Il progetto di creare la prigione “intorno” al detenuto sta diventando sempre più fattibile. A Londra lo scorso venerdì 11 Marzo 2005 il governo ha decretato il primo ordine di controllo da imporre a persone sospettate di attività terroristica. Le persone sospettate vivranno nelle loro case piuttosto che nelle prigioni, ma esse dovranno stare in casa in certe ore e non usare il telefono o internet. Esse non dovranno incontrare nessuno senza il permesso del Governo. Dovranno permettere la perquisizione delle loro abitazioni in qualsiasi momento.
In questo modo la prigione “si divide” in migliaia di piccoli “pezzi” e c’è un “pezzo” di prigione in tante strade, villaggi, aree della città. La prigione evade dalla “mura” per ritrovarsi dovunque, forse anche nell’appartamento a fianco.
3) - Noi però dobbiamo lavorare per creare un “differente” progetto. Noi dovremmo creare un “sistema penitenziario” molto piccolo, dove le prigioni dovrebbero essere usate solo per i crimini più gravi. Un sistema dove la presenza di donne in carcere dovrebbe essere davvero insignificante, e dove nessun bambino dovrebbe entrare. Un sistema che garantisse un’alta professionalità del personale. Gli Operatori dovrebbero avere la possibilità di essere flessibili e creativi.
Noi dovremmo lavorare per creare prigioni che andrebbero gestite non come luoghi dove amministrare la giustizia retributiva ma dove esercitare la giustizia riparatrice e riabilitativa, dove I detenuti ospitati potessero avere la possibilità di lavorare a beneficio di altri. I detenuti dovrebbero essere ristretti in prigioni che sono vicine alla loro casa e alla loro famiglia e la comunità civile locale dovrebbe vedere le prigioni come le loro prigioni e i detenuti ritretti come affidati alla sua responsabilità.
(libera traduzione dall’Inglese)
Don Bruno Oliviero