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La redazione di "Ristretti Orizzonti" promuove questo appello che volentieri
rendiamo noto.
Salviamo la legge Gozzini!
Una legge che crea Sicurezza
Il Disegno di legge "Berselli" (n. 623), che mira a ridurre drasticamente i
"benefici penitenziari", abolendo la liberazione anticipata, vietando la
semilibertà per gli ergastolani e, in generale, rendendo più difficile
l'ammissione a tutte le misure alternative, a nostro avviso rappresenta un
pericolo gravissimo per il reinserimento dei detenuti, per il governo delle
carceri e, infine, per la sicurezza di tutta la società.
Ha senso rinunciare, in un momento in cui al centro dell'attenzione di tutti c'è
la voglia di vivere più sicuri, a una legge che da anni contribuisce proprio a
creare SICUREZZA?
Si respira, nella società libera, sempre più paura e ansia per la sicurezza e
per la qualità della propria vita, e in carcere intanto, tra le persone detenute
cresce l'ansia che nessuno "fuori", abbia più voglia di riaccogliere chi ha
commesso reati, ma ha anche iniziato un faticoso percorso di reinserimento. C'è
una legge, così importante, che permette a chi sta in galera di avviare un lento
rientro nella società fatto di piccoli passi, che vanno dai permessi premio alle
misure alternative alla detenzione, e di coltivare in ogni caso la speranza che
ci sia sempre un'altra possibilità nella vita, ed è la legge Gozzini. Una legge
che vogliamo difendere con forza, perché in questi anni ha permesso a migliaia
di persone di ricostruirsi un futuro decente dopo il carcere.
Dicono che tenere le persone più tempo in galera garantisca a chi sta fuori in
libertà, una vita meno esposta a rischi. Non è così, non è affatto così. Ci sono
i numeri a dire il contrario, a dire che, tra chi si fa la galera fino alla
fine, il 69% torna a commettere reati, e tra chi invece esce prima, ma
gradualmente con le misure alternative, la recidiva è del 19%.
E comunque, al di là delle statistiche, dovrebbe essere il buon senso a far
capire, se raffreddiamo i toni e torniamo a ragionare, che una persona che
cominci un percorso di rientro nella società, controllato e con tappe chiare,
sarà meno incattivita, spaesata, priva di riferimenti di una, scaraventata fuori
dalla galera a fine pena, a fare indigestione di libertà e di solitudine.
Il recupero a una convivenza civile di chi ha commesso reati rappresenta senza
ombra di dubbio il miglior strumento di tutela della società, mentre tenere in
carcere una persona fino alla fine della condanna produce un apparente ed
illusorio senso di sicurezza, quando in realtà il problema è soltanto rimandato:
un giro di vite alla legge Gozzini non comporterebbe quindi la diminuzione dei
reati, ma semmai un quasi sicuro aumento.
Il problema è che si fa sempre un gran rumore quando un detenuto in semilibertà
commette dei reati, e sono davvero eventi rari (lo 0,24 %), mentre non si parla
quasi mai delle centinaia di persone che proprio grazie alle misure alternative
al carcere, come la semilibertà, sono riuscite a lavorare, a formarsi una
famiglia e a costruirsi una vita dignitosa nella legalità.
Il sospetto è che, quando si parla di certezza della pena, si faccia un grande
errore. Si dice che bisogna tenere le persone in galera fino all'ultimo giorno,
ma in questo modo si vuole impedire di fatto ai condannati di ritornare
gradualmente nella legalità. Mentre secondo noi certezza della pena deve
significare processi più rapidi e che abbiano una fine certa.
Bisognerebbe allora avere l'onestà di chiedere per tutti certezza della
giustizia, e dei suoi tempi, e non certezza della galera. E bisognerebbe anche
avere il coraggio di fare un bilancio serio, e di dire che il senso di umanità
verso i condannati, anche quelli col "fine pena mai", è una garanzia per tutti:
certo, lo è per noi che stiamo in carcere, e per i nostri famigliari, che spesso
sono le nostre prime vittime, ma lo è anche per i cittadini "per bene", perché
vivere in una società che sa riaccogliere è una scuola di umanità, di equilibrio
e di serenità che, alla lunga, costituisce una garanzia di maggior sicurezza per
tutti.
Padova, 18 giugno 2008
La Redazione di "Ristretti Orizzonti"
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