L'esperimento di Palo Alto (Stanford Prison Experiment)
Nell’Agosto del 1971, apparve un annuncio sul giornale “Palo Alto Times” “Occorrono studenti universitari maschi per un esperimento psicologico sulla vita carceraria. La paga sarà di 15 dollari a giorno per un totale di una o due settimane…” . 70 giovani universitari risposero all’annuncio. Furono scelti 24 perché dopo le interviste e i test ai quali parteciparono furono giudicati di salute buona, i più normali, di intelligenza media. A sorte (testa o croce) si decise chi dovesse fare la guardia penitenziaria e chi il detenuto.
A Quelli cui era toccato in sorte la parte delle guardie penitenziarie furono date le uniformi e istruiti su come mantenere il controllo della prigione ma senza usare la violenza.
Altre persone coinvolte nell’esperimento furono completamente afferrate dalla situazione.
Gli sperimentatori dimenticarono che loro erano lì per osservare e raccogliere dati, invece cominciarono ad assumere il ruolo di personale della prigione e di supervisori. Un prete che visitò la prigione cominciò a contattare i parenti dei prigionieri per convincere a incaricare i loro avvocati di ottenere il rilascio su cauzione. I Parenti, che avevano visitato la prigione, sembravano aver dimenticato che i loro figli avevano il diritto di ritirarsi dall’esperimento. Essi cominciarono davvero a contattare gli avvocati. E un avvocato veramente venne…
Il “sistema” prigione era diventato così potente che aveva preso una sua propria vita e aveva cambiato la vita di ognuno. Finalmente una psicologa esterna all’esperimento, che aveva visitato la prigione il quinto giorno, rimase così stupefatta e disgustata da quello che veniva fatto ai ragazzi che convinse il Primario dei ricercatori Dottor Zimbado, ( si da il caso che fosse il suo fidanzato) a interrompere l’esperimento.
Nei due decenni successivi all’esperimento le discussioni, le critiche allo stesso si moltiplicarono.
Noi società tuttavia sembra che non abbiamo capito tutta la lezione pervenutaci dell’esperimento di prigione di Stanford. Gli psicologi di Stanford avevano come obiettivo primario dell’esperimento focalizzare il potere dei ruoli, delle regole, dei simboli, dell’identità dei gruppi e situazioni che convalidano comportamenti che generalmente ripugnerebbero all’individuo normale.
Il risultato dell’esperimento fu che “tante volte il male è prodotto da persone comuni che si trovano a vivere in circostanze inusuali per le quali si trovano impreparate e non riescono a gestirle in modo normale. Di fatto l’atmosfera che si crea in prigione è alla radice di molti comportamenti ingiusti” (Zimbado, 1999)
(http://psychology.about.com/science/psichology/library/weekly/aa060100a.htm)