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Il Mistero della Pietra Scartata. (1)
Siamo in pieno Tempo Pasquale e l’eco della sorprendente Buona Notizia della Resurrezione di Gesù echeggia con tutta la sua forza dirompente all’interno, ma anche all’esterno della Comunità dei credenti in Lui.
La pietra scartata Coloro che hanno creduto in Lui, infatti, hanno avuto il privilegio di vederlo vivo dopo la terribile disfatta della Croce. La vittoria dei suoi nemici sembrava irrevocabile prima della resa incondizionata della morte davanti a Colui che è l’Autore della Vita. Difatti è della Liturgia di Domenica 20 Aprile, prima lettura dagli Atti degli Apostoli, l’affermazione lapidaria di Paolo che dichiara, apertamente in contrasto con tutta la leadership dell’ebraismo ufficiale, che la “Pietra scartata dai Costruttori è diventata Pietra angolare” (cfr. At,4,11) per la costruzione di una nuova società, di un nuovo ordine mondiale in cui la giustizia e la sicurezza regneranno sovrane.
Un criminale pericoloso A questo punto una domanda è d'obbligo: perché l’establishment del suo tempo, nella sua globalità, a parte alcune eccezioni, ha rigettato Gesù considerandolo un “criminale pericoloso”? Per capire meglio quest’aspetto determinante, a mio avviso, del caso “Gesù di Nazaret, ” occorre operare un full immersion in quello che era, e lo è ancora, la cultura ebraica, la cui radice era profondamente legata all’epopea dell’esodo dall’Egitto e dalla conseguente creazione del popolo eletto, formato nella Legge di Mosè. La Legge, i Dieci Comandamenti, nella sua semplice, trasparente e originaria carica di spirito religioso e, nello stesso tempo, di civiltà era stata nel corso dei secoli corredata da una serie di aggiunte e di spiegazioni. Queste tradizioni degli uomini (così Gesù chiamerà molte di queste aggiunte e spiegazioni) da una parte avevano reso più concreta la Legge ma, dall’altra le avevano fatto perdere l’essenza, il cuore: l’amore! Difatti essa abbracciava non solo grandi principi, valori non negoziabili diremmo oggi, che hanno un effetto determinante per il giusto rapporto con Dio e per una ordinata e sicura convivenza civile, ma arrivava, per opera del lavoro di aggiunta e spiegazione dei dottori della Legge, a “ordinare” nel più piccolo dettaglio la vita del credente. (Riguardo a lavatura di stoviglie ecc. ecc. Oppure all’osservanza della legge del Sabato e a quello che si poteva fare o non fare in questo giorno cfr. Mc 7,1-8)
Buoni e Cattivi Si era venuta a creare così all’interno del popolo di Dio una netta distinzione tra coloro che osservavano la Legge di Mosè e coloro che non la osservavano. Tra coloro che, potremmo dire oggi, vivevano nella “legalità” e coloro che vivevano nella “illegalità”. I Buoni, coloro che vivevano nella legalità, avevano creato una sorta di “prigione sociale” per coloro che vivevano nell’illegalità. I Pubblicani, (= i peccatori pubblici) venivano additati al pubblico disprezzo, isolati ed emarginati dal contesto civile. Era addirittura proibito avere un qualsiasi rapporto con loro, pena la contaminazione e l’assimilazione ad essi, che richiedeva poi un lungo e complicato rituale di purificazione per ritornare alla purezza legale.
Il processo di individualizzazione Per una sorte poi di individualizzazione del merito, i buoni consideravano come una propria conquista personale l’osservanza della Legge che permetteva loro di avere successo e stabilità all’interno della società ebraica, mentre il fallimento di coloro che vivevano nell’illegalità era da addebitarsi esclusivamente alla loro cattiva volontà, per cui il giudizio di condanna su di essi era senza appello! Chiunque avesse voluto vivere in pace all’interno della società ebraica doveva per questo prendere le distanze da tutti coloro che vivevano nell’illegalità e aderire incondizionatamente alla Legge di Mosè così come essa veniva interpretata e spiegata dai Sommi Sacerdoti e dagli Scribi, i quali apparivano agli occhi della gente, circondati da un alone di santità e ai quali era dovuto rispetto e obbedienza. Continua
Don Bruno Oliviero |